Comitini e il fantasma nel Palazzo Bellacera

Per coloro che non conoscono Comitini, visitarlo sarà una piacevole sorpresa e non solo perché è un paesino posto sul pendio di una piccola verde collina ma in quanto varcando le mura che ne celano l’architettura, si sarà avvolti in una particolare atmosfera pirandelliana.

Un pugno di case che hanno conquistato Pirandello

Il drammaturgo siciliano, Luigi Pirandello, frequentò Comitini in gioventù e proprio in questo paesino dell’Agrigentino, ambientò alcune delle sue novelle e racconti, narrando il quotidiano di quella gente che lavoravano nelle vicine miniere di zolfo.

La zona sin dall’ottocento e per via delle decine di miniere di zolfo, era considerata un bacino interessante a livello produttivo tanto da dare lavoro a migliaia di operai.

Comitini divenne ancor più importante nel luglio del 1859 allorquando, centro della rivolta contro i Borboni, vide un gruppo di patrioti issare per la prima volta la bandiera tricolore sulla Petra di Calathansuderi.

Il paese ebbe origine agli inizi del XVII secolo, come si evince dal suo atto di fondazione da parte del barone Bellacera che ricevette da re Filippo IV lo jus populandi. Fu allora che alle poche abitazioni presenti vennero edificate sia la chiesa Madre che il Palazzo Baronale. La chiesa fu consacrata al Santo Patrono del paese, San Giacomo Maggiore Apostolo.

Anche se a documentare la nascita di Comitini c’è tanto di documento ufficiale, il territorio era abitato sin dalla preistoria come testimoniato da alcuni insediamenti risalenti a quel periodo ritrovati nelle vicinanze di un fortilizio scavato nella roccia chiamato Petra di Calathansuderj che si trova in posizione isolata a poca distanza del paese. Il sito presenta alcune tombe a forno che, durante l’era bizantina, sono state utilizzate su vari livelli per la realizzazione di gallerie e ambienti che hanno originato una fortezza rupestre dedita al controllo del territorio.

Cosa vedere a Comitini

Il paese è raggiungibile solamente da un’unica strada costituita da una via a forma ellittica che con un significativo declivio, passa per il centro dell’abitato lasciando al visitatore l’impressione di trovarsi in un luogo fuori dal tempo.

D’altronde con meno di mille abitanti, l’atmosfera non può che essere quella che possiede un luogo quasi fantastico dominato dalla bellissima piazza dove trovano affaccio il Palazzo Comunale, l’ottocentesca residenza dei baroni Vella in stile neoclassica e la chiesa dell’Immacolata.

Il Palazzo Bellacera presenta inglobato a sé una torre di epoca normanna dove oggi trova posto una fornita biblioteca, l’Antiquarium dove sono raccolte le testimonianze di settemila anni di storia di tutte le civiltà che hanno vissuto questo territorio e il Museo delle Miniere.

La costruzione, datata 1631, mantiene della sua struttura originaria le belle cupole con l’intelaiatura lignea, l’incannucciato e il gesso ma anche una leggenda.

La leggenda di Comitini

Da secoli si narra che il Palazzo Bellacera ospiti un fantasma. Si tratterebbe dello spirito perennemente in pena di Federico II d’Aragona come testimoniato nel 1577 da Don Pietro Carrera.

Leggenda dice che il fantasma di questo re, fu condannato a vagare per le stanze del Palazzo per circa tre secoli, per volere divino fin quando un viandante visitò il palazzo abbandonato e silenzioso. Fu proprio questo viandante proveniente da Palermo a vedere la figura di un uomo avente un aspetto regale che lo raggiunse, raccontandogli chi fosse in realtà. Gli comunicò che l’anno della sua morte fu il 1337 e che allora aveva ricevuto la condanna di vagare nel castello come fantasma ed incaricò Don Pietro Carrera, affinché ordinasse delle messe per espiare i suoi peccati. Al viandante non rimase alternativa di adempiere a quel compito sperando che il re potesse raggiungere la pace spirituale e terminare la sua pena come spettro.

Se questa può essere considerata alla stregua di una curiosità di Comitini, c’è da dire che la visita di questo paesino consente al viaggiatore di sentire quanto avvertito da Luigi Pirandello quando questi passeggiava per il centro ammirando il Palazzo con la speranza di vedere il fantasma di Federico II vagare per le sue stanze.

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