Storia di Acquaviva Platani

Acquaviva Platani è luogo dalla lunga storia e dalle solide tradizioni, che la rendono meta ideale di vacanze rilassanti e coinvolgenti lungo tutto l’arco dell’anno.

Il territorio di Acquaviva Platani è sito lungo la via di penetrazione sud-nord, nelle vallate del Platani, e quindi anche del torrente Torto – San Leonardo. Alcune tombe di era neolitica “a rannicchiamento” sono state scoperte in contrada “Vignazze”, così come alcuni ripari sottoroccia nei pressi delle creste che sovrastano la cittadina. Sepolture a grotticella, analoghe ad altre rinvenute nelle zone vicine, si trovano in contrada “Solfara”, “Cubuluni” e “Corvo”. Una sepoltura a tholos è stata trovata in contrada Santa Margherita: è caratterizzata da un’apertura rettangolare predisposta alla chiusura della tomba con una pietra ribaltabile.

Epoche successive

Presenti ad Acquaviva Platani anche testimonianze dell’epoca romana, come anche della presenza araba. La prima è riportata da un antico edificio romano, che si ritiene fosse una “massa” (pavimento a mosaico con mura laterizie), scoperta nel 1877. Di epoca araba è il casale denominato “Miknas”: traslitterato, questo toponimo si trasformo in epoca medievale in “Feudo Michinese”. Sempre di epoca araba sono alcune tombe presenti nelle contrade “Santa Margherita” e “Vignazze”.

La nobiltà feudale ad Acquaviva Platani

Centro dalle importanti risorse agricole, pastorali ed estrattive, Acquaviva Platani venne retta dai nobili De Loharia e dai Castelli, di origine messinese dal 1425. In seguito il territorio passò di mano alla famiglia Spadafora, imparentata gli stessi Castelli. La nascita ufficiale del centro abitato arriva nel 1635, grazie al principe Francesco Spadafora che gli diede vita nell’area del “Feudo Michinese”, con il nome originario di “Aqua Vivam”.

Alla morte del principe Spadafora, nel 1677, il feudo venne venduto all’asta alla baronessa Francesca Abarca e Cordua. Dieci anni dopo, alla morte della baronessa, venne ereditato dal nipote Michele Oliveri che ottenne da Carlo II di Spagna il prestigioso titolo di “duca di Acqua Viva”. Il titolo, trasmissibile agli eredi, venne vantato per ultimo da Pietro Oliveri e Migliaccio.

La fine della feudalità: nasce la moderna Acquaviva

La moderna Costituzione siciliana del 1812, tra le molte innovazioni in anticipo con i tempi, prevedeva la fine della feudalità. Ciò interessò anche Aqua Vivam ed il Feudo Michinese: Acqua Viva divenne comune autonomo.  Il nome di Acquaviva verrà mantenuto fino al 1862: la nascita del Regno d’Italia rese necessario distinguerla da altri centri omonimi presenti fuori dalla Sicilia. La scelta fu l’aggiunta del toponimo Platani: il Platani è infatti il fiume presso cui sorge la città. Anticamente chiamato Alico (da Halykòs = salato, dati i numerosi banchi di salgemma presenti lungo il suo corso), il Platani scorre giù nella vallata, nei pressi della città.

Acquaviva Platani oggi

Duramente colpita nel secondo dopoguerra dall’emorragia dell’emigrazione, Acquaviva Platani oggi è centro che sulle proprie origini e tradizioni agropastorali e minerarie sta costruendo una importante dimensione turistica, attirando sempre più presenze grazie alla ricca offerta di eventi e manifestazioni, ideale complemento delle bellezze della città.

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