Randazzo la città del vino

Randazzo venne soprannominata così per la bontà del vino che i vigneti presenti nel suo territorio riuscivano a produrre. Questo grazie alle proprietà del terreno vulcanico, ma Randazzo non è famosa solo per questo, è ricca di storia e luoghi suggestivi da visitare.

Furono i greci a portare la coltura della vite in Sicilia e a rendere Randazzo la città del vino. Da allora, il vino prodotto è un interessante fonte di commercio.

Le Strade del Vino dell’Etna si incrociano proprio al centro del Parco fluviale dell’Alcantara e la testimonianza di questo è rappresentato dalle tante cantine che si trovano su quest’area mitica figlia del fuoco e dell’acqua.

Esplorando il territorio di Randazzo ancora oggi è possibile incontrare vasche scavate nella roccia che venivano un tempo utilizzate per pigiare l’uva.

Proprio come altre cittadine della zona, aderisce al Circuito delle Città del Vino dal momento che molte sono i vigneti presenti e dedicate alla produzione dell’Etna DOC, un prelibato vino che viene realizzato da ben quattro vitigni che sono il Nerello Mascalese, il Catarratto, il Nerello Cappuccio ed il Carricante.

Grazie a questa particolarità, la cittadina di Randazzo contribuisce fattivamente allo sviluppo di un ben accetto turismo enogastronomico che valorizza la presente viticoltura.

La Storia di Randazzo

Il suo nome, molto sicuramente, è derivante dal termine Rannazzu che ha il significato di grosso borgo. E questo lo si deve alla sua sviluppata rete urbanistica.

Carlo V, di passaggio a Randazzo durante la prima metà del XVI secolo, nominò cavalieri tutti gli abitanti del borgo. Una storica caratteristica è quella che fino all’inizio del XVI secolo la cittadina era suddivisa in tre rioni dove si parlavano lingue differenti come il latino, il greco ed il lombardo.

Più tardi il suo tessuto urbano fu radicalmente trasformato come si può notare ai giorni nostri, in puro stile medioevale dove primeggiano conci di locale pietra lavica di color nero che ha fatto guadagnare alla cittadina il soprannome Randazzo, la città nera.

Randazzo la città del vino: architettura e opere d’arte

In epoca Sveva Randazzo era protetta da una cinta muraria lunga tre metri che presentava dodici porte d’accesso e ben otto torri ma di tutto questo è restato ben poco. Infatti è possibile vedere quattro porte e una torre.

La Porta Aragonese o Porta di San Giuliano è quella che si trova sul tratto più lungo delle rimanenti mura ed è stata così chiamata in quanto fu proprio il re d’Aragona a farla restaurare.

Porta San Martino è conosciuta anche come Porta Palermo o Porta S. Cristoforo per via di un affresco del santo oramai scomparsa.

Ci sono anche Porta S. Giuseppe che si trova dove una volta c’era l’omonima chiesa e Porta Pugliese, vicino alle balze dell’Alcantara.

Molte sono anche le chiese presenti in città. Meritano una visita, le seguenti.

Chiesa di Santa Maria a Randazzo

Si tratta di una basilica in stile normanno-svevo avente tre grandi absidi che presentano forme di merlati torrioni. La chiesa è stata costruita in diversi stili in quanto, dal Duecento alla seconda metà dell’Ottocento, ha visto numerosi apporti e modifiche. L’esterno è caratterizzata da neri blocchi di pietra lavica e da un campanile bicromo e da ornamenti rappresentati da sculture, archetti e rosoni. Notevoli i due quattrocenteschi portali di cui uno impreziosito da bassorilievi. L’interno presenta navate aventi monolitiche colonne nere ed ospita diverse opere d’arte come un pregiato affresco bizantino, la tavoletta ‘’Salvezza di Randazzo’’ e varie tele risalenti ad un periodo che include dal XVI al XVIII secolo.

La più grande chiesa della città è la duecentesca chiesa di San Nicolò che presenta un campanile del Settecento mai ultimato, la facciata in stile tardo-rinascimentale e una cupola rifatta totalmente dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Da apprezzare al suo interno la statua di marmo del Gagini rappresentante San Nicola di Bari, una trecentesca Fonte battesimale in arenaria, la Custodia del Sacramento del Gagini, un Crocifisso dipinto risalente al Cinquecento e molte altre opere d’arte.

La duecentesca chiesa di San Martino ha visto diverse ristrutturazioni dalla sua edificazione in poi. Si nota per lo scenografico campanile – anche del Duecento – costituito da quattro dadi sovrapposti dove si trovano coppie di finestre bifore e trifore bicrome. La facciata è tardorinascimentale, con un poderoso portale al centro. All’interno si trova una Fonte battesimale in marmo risalente al XV secolo ad opera del Riccio, un cinquecentesco Crocifisso del Matinati, un quattrocentesco quadretto con dipinta la Pietà e altro ancora.

Randazzo la città del vino: cosa fare

A Randazzo, la città del vino, tra le tanto cose interessanti troviamo il Museo Civico di Scienze Naturali, il Museo Archeologico “Vagliasindi” e il Museo dei Pupi Siciliani.

In più Randazzo si trova al centro di tre parchi naturali che sono il Parco dell’Etna, il Parco dell’Alcantara e il Parco dei Nebrodi. Questo lo rende davvero perfetto per chi ama esplorare la natura, si suggerisce di effettuare un’escursione che abbia come meta uno dei tanti rifugi che si trovano sui Monti Nebrodi come il Rifugio Tre Arie, a poca distanza dell’omonimo lago oppure del Rifugio di Santa Maria del Bosco.

Per i più esperti in fatto di trekking la meta giusta può riguardare il Parco dell’Etna ed esattamente quella che prevede il percorso che da Case Pirao conduce al Monte Spagnolo e che è la Grotta dei Lamponi oppure la Grotta del Gelo.

Come è possibile arrivare a Randazzo

Randazzo si trova nella parte Nord della zona etnea, a 700 metri di altitudine, in un contesto facilmente raggiungibile da Catania, Enna o Messina. Verso la costa jonica il collegamento è la strada di Fiumefreddo di Sicilia.

Per quanto riguarda le autostrade, è possibile percorrere la Messina-Catania (A18) oppure la Messina-Buonfornello (A20).

Coloro che invece arrivano in treno possono fermarsi alla stazione ferroviaria di Giarre o a quella di Taormina. Ovviamente bisogna poi dirigersi verso Randazzo sulla Strada Statale n° 120.

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