Pesca di Leonforte, il celebre frutto nel sacchetto

Nei mesi di luglio e agosto, la raccolta delle pesche assume un ruolo determinante per tutta la Sicilia. Il momento è tanto atteso non solo per vivere le proprie vacanze al mare, ma anche per avere finalmente a tavola un frutto davvero dolce e succoso.

A tal proposito, la pesca di Leonforte è tra le più rilevanti in senso assoluto grazie ad alcune caratteristiche specifiche.

Ecco cosa c’è da sapere su questa autentica meraviglia culinaria.

La cosiddetta pesca tardiva

La pesca di Leonforte IGP è nota anche con la denominazione di pesca tardiva. Tale appellativo le è stato attribuito proprio perché emerge in ritardo rispetto alle altre pesche. Infatti, la stessa nasce non appena sono state raccolte le altre tipologie considerate più diffuse. Nel corso degli anni, questo frutto ha assunto una notevole rilevanza, fino a essere considerato come un prodotto di alta eccellenza del territorio siciliano. Inoltre, ogni anno nel mese di ottobre viene organizzata la Sagra delle Pesche a Leonforte per celebrare e far conoscere ad un pubblico sempre più ampio questo deliziosa tipologia di frutto.

Il prodotto è noto anche come pesca settembrina, proprio perché appare durante il mese di settembre. Essa nasce in alcuni territori situati nell’entroterra siciliano e garantisce una qualità notevolmente superiore rispetto alla media, per quanto riguarda forma, colore e sapore. Con tali premesse, non resta altro da fare che partire alla scoperta di un luogo nel quale il tempo sembra essersi totalmente fermato.

Come nasce la pesca di Leonforte IGP

La pesca di Leonforte IGP può sorgere all’interno di un frutteto dalla bellezza senza tempo, capace di racchiudere una storia sorprendente. Infatti, la pesca nasconde una scoperta sensazionale.

La coltivazione presso i frutteti delle pesche settembrine nasce da una combinazione davvero molto particolare, accaduta quasi per caso. Ovviamente, insieme a un evento fortuito, è necessario portare avanti una certa intuizione, forse ancora più fuori dal comune.

Nel caso specifico, il vero miracolo è rappresentato proprio dalla natura stessa degli agrumeti e del loro frumento. Infatti, gli alberi di pesco sanno nascere in maniera naturale e sono pronti a riprodursi in maniera costante grazie a semi molto proficui. Proprio grazie a una spontaneità simile, le specie tendono a mescolarsi tra loro, dando vita a diverse tipologie di frutteti che non richiedono neanche il lavoro dell’uomo.

Perché la pesca di Leonforte è nota anche come il frutto nel sacchetto

Spesso, la pesca di Leonforte viene attaccata da vari tipi di insetti, tra i quali le temute mosche. Queste ultime mettono a dura prova il lavoro dei contadini. Di conseguenza, è essenziale trovare una soluzione per proteggere la coltivazione senza adoperare alcun tipo di pesticida. Per tali ragioni, i contadini risolvono il problema inserendo a bordo dell’albero un vero e proprio sacchetto, al fine di difendere la pianta da qualsiasi attacco di parassiti vari.

Il cosiddetto frutto nel sacchetto viene immerso in una confezione molto leggera. Viene concepita con un materiale di carta, che lascia penetrare la luce essenziale per consentire alla pianta di crescere al meglio. Inoltre, il sacchetto consente il passaggio dell’aria, in modo che ogni pianta venga preservata a dovere dagli attacchi degli insetti, che rischiano di rovinare il raccolto.

Una tecnica storica, ma ormai poco utilizzata

Tuttavia, la tecnica del sacchetto per la pesca di Leonforte IGP viene oggi considerata poco pratica e consona. Infatti, essa comporta che i contadini siano costretti a sfilare il sacchetto di carta dall’albero in ogni fase della maturazione. I lavoratori, per estrarre le pesche, devono rimuovere la protezione esterna, con una notevole perdita di tempo nella produzione successiva.

Al giorno d’oggi, ogni centimetro della drupa viene protetto tramite metodi alternativi, con l’uso della carta pergamenata. Inoltre, a partire dal 1996, è stato istituito il Consorzio di Tutela della Pesca di Leonforte grazie all’aiuto di due Cooperative del settore. In questo modo, il frutto viene salvaguardato in maniera ottimale sotto ogni punto di vista. La registrazione del prodotto come marchio IGP, dal 2010, lo rende un autentico simbolo di biodiversità, capace di rappresentare la Sicilia in tutto il mondo.

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