La storia di Santa Venerina

Santa Venerina è un paesino della provincia di Catania, molto famoso per l’ottimo vino prodotto nel suo territorio e l’artigianato. Risulta essere anche una meta molto ambita dai turisti per la sua posizione strategica e la tranquillità del paese.

Tra le località siciliane da visitare c’è indubbiamente Santa Venerina, un luogo dove si respira una lunga tradizione storica, con usi e costumi che ancora oggi esprimono caratteristiche uniche. Non mancano i prodotti tipici locali, l’artigianato e i punti di interesse da scoprire. La posizione strategica nella parte sudorientale delle pendici dell’Etna l’ha resa uno snodo importante per le attività di commercio e per la conquista del potere sulla zona.

La vicinanza alla costa, con l’autostrada Messina-Catania che lambisce i confini comunali, è un ulteriore motivo per fermarsi a conoscere questo affascinante paese. Il clima è ottimo in ogni stagione dell’anno perché si trova a 300 metri sul livello del mare e l’ambito paesaggistico regala scorci assolutamente imperdibili, con le località balneari da un lato che sono prese d’assalto dai villeggianti nella bella stagione e il vulcano dall’altro lato, a mostrare la sua imponenza e suscitare un’attrazione quasi misteriosa.

Approfondire le origini di Santa Venerina tra storia e leggenda è il modo migliore per programmare un viaggio interessantissimo, ideale per una fuga di coppia, per una gita con amici o per un soggiorno con tutta la famiglia e con i bambini piccoli.

La storia di Santa Venerina: le prime notizie 

Per fare un quadro storico completo bisogna andare molto indietro e più precisamente al periodo dei Siculi, tra i primissimi occupanti dell’isola che i Greci, nel lontano 756 a.C., trovarono già presenti al momento dell’arrivo. Si trattava prevalentemente di un contesto boschivo piuttosto folto, alternato tra colline e pianure che rendevano l’area abbastanza agevole. A Schisò giunsero poi i calcidesi che tuttavia restarono nei pressi della costa, per poi spostarsi successivamente all’interno alla ricerca di risorse di tipo alimentare e di prezioso legname.

I Greci ottennero facilmente una posizione di dominio sugli abitanti e riuscirono a prendere il sopravvento. Per avere testimonianze certe occorre però riferirsi alle guerre puniche. I cartaginesi ebbero la peggio sui Romani e, a dimostrazione di ciò, si possono ricordare i ritrovamenti di alcune monete in argento, collocate nei sepolcri che erano stati scavati in prossimità di Linera. Lo stesso nome deriverebbe dalla coltivazione del lino e della canapa, diffusasi nei dintorni.

La storia di Santa Venerina: dall’epoca bizantina in avanti

Le evidenze maggiormente significative, con le prime costruzioni sicuramente attribuibili a quell’epoca, sono databili al periodo bizantino che intercorre tra il 500 e l’800 d.C. A Dagala del Re si possono ancora osservare i ruderi delle piccola chiesa intitolata a Santo Stefano, con un monastero collocato nel medesimo contesto.

Fino all’anno 1000 d.C. il territorio è stato soggetto alla dominazione araba e successivamente a quella Normanna. I cristiani, autorizzati dal Gran Conte Ruggero a prendersi cura della zona, dovettero fuggire a causa di una violenta eruzione del vulcano assistendo inermi alla distruzione dell’eremo.

La storia di Santa Venerina: vivacità commerciale e ospitalità

Santa Venerina è sempre ricordata come una località vivace, all’interno della quale si sono sviluppate numerose attività commerciali. L’intreccio di culture dovuto alle differenti dominazioni non è stato negativo ma, al contrario, ha fatto crescere una forte predisposizione per l’apertura di pensiero, con una contaminazione positiva che riesce a fare poi una sintesi ottimale, senza snaturare le tradizioni ma aggiungendo costantemente ulteriori significati.

In un documento del 1124 d.C. la contrada Bongiardo viene raccontata in modo assai stimolante, descrivendo la vitalità del luogo e la capacità di accogliere. La presenza di acqua sorgiva ha senza dubbio giocato un ruolo determinante, a cui bisogna aggiungere l’esistenza di molte locande, che venivano identificate come un utilissimo punto di sosta per il ristoro delle persone.

I viandanti percorrevano la via regia tra Messina e Catania in entrambe le direzioni e si fermavano proprio qui per rifocillarsi e riposarsi. È interessante, in questo senso, fare un parallelismo con i giorni nostri, con le nuove esigenze turistiche, con la rete autostradale e con gli spostamenti in automobile sull’isola. Santa Venerina è ancora uno snodo importante e racchiude tutti quei valori che provengono dal passato, tramandandoli gelosamente alle future generazioni.

La storia di Santa Venerina: racconti di un rifugio sicuro

Nella Historia Sicula, sempre riferendosi al IV secolo, si racconta la vicenda del Duca Giovanni, fratello di Pietro Il Grande di Aragona, che provò a rifugiarsi proprio in questa zona. I boschi furono il luogo dove cercare scampo dalla terribile peste poiché la chiesa di S. Salvatore in Blanchardu era stata ormai chiusa e si poteva raggiungere solo quella di Sant’Andrea a Milo. Il secolo successivo c’è un’altra testimonianza scritta di un episodio molto simile che riguarda Alfonso V, noto con l’appellativo di Magnanimo. Nella Cronaca Sicula si narra che il principe fosse venuto qui per dare la caccia ai daini.

I sovrani d’Aragona sostavano spesso per le iniziative dedicate alla caccia, conoscendo bene i boschi e apprezzando il paesaggio per tutto ciò che offriva. A Dagala del Re è sempre ammirabile una costruzione votiva con un’opera raffigurante la Madonna del Carmelo, riferimento religioso di fronte al quale si racconta che gli aragonesi concentrassero le proprie preghiere.

La storia di Santa Venerina: dal cinquecento all’ottocento

Con l’arrivo dei feudatari gli abitanti dimostrarono parecchi segni di insofferenza, chiedendo addirittura di sottostare al regio demanio e invitando formalmente il passaggio a Carlo V, che infatti operò le modifiche. Fino al settecento la località di Santa Caterina, la sua storia e la leggenda devono essere inquadrate congiuntamente a quelle del feudo di Acireale.

Il Torrente Salaro fungeva da limite naturale e le guardie incaricate dal Senato si adoperarono per la riscossione dei dazi. Vi furono dunque nuovi investimenti e l’area si popolò, con i borghesi che acquistarono numerose terre rivitalizzando il paese. Nel 1747 venne edificata una chiesetta, intitolata alla patrona Santa Venera, punto di riferimento per la costruzione di un vero e proprio borgo che superava 600 unità di residenti.

La storia di Santa Venerina: fino ai giorni nostri

Dopo l’ottocento iniziò un forte incremento demografico e un conseguente sviluppo economico. Dalle distillerie e dall’artigianato emerse una fiorente attività. Oggi si possono visitare la Chiesa di Santa Venerina e altre architetture religiose, immergendosi in un paese pieno di folklore e prodotti tipici gastronomici.

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