La Storia di Aci Sant’Antonio

Il fascino della Sicilia è legato certamente ai suoi paesaggi, che fanno però da cornice a borghi e città dove la storia e la leggenda si fondono, ammantandosi se possibile di ancora più fascino.

Aci Sant’Antonio non fa eccezione: si tratta di un borgo parte della città metropolitana di Catania, da cui dista poco meno di 14 Km ed è famoso per la secolare tradizione dei carretti siciliani. La storia di Aci Sant’Antonio non può non comprendere qualche riferimento mitologico, come avviene anche per le cittadine vicine i cui nomi iniziano tutti con Aci, il fiume chiamato dai greci Akis che attraversava gran parte della Sicilia Orientale e che è interessata da una struggente leggenda alla quale è legata la nascita anche di Aci Sant’Antonio.

La leggendaria nascita del borgo siciliano di Aci Sant’Antonio

Le origini leggendarie di Aci Sant’Antonio sono state narrate anche da Virgilio e nel XIII Libro delle Metamorfosi di Ovidio: si narra appunto della bellissima ninfa Galatea, una delle Nereidi figlie di Doride e Nereo. Polifemo, il dio del mare, si era invaghito di Galatea ma sulla sua strada verso il cuore della ninfa si frappose un ostacolo: si trattava del giovane pastore Aci che, mentre pascolava le sue pecore, incontrò Galatea e i due si innamorarono perdutamente. Polifemo scoprì la tresca dei due giovani amanti e, dopo averli visti baciarsi sulla spiaggia sotto una romantica luna, decise di vendicarsi progettando un piano assai crudele.
Una notte, quando Galatea salutò il suo Aci e si rituffò in mare, Polifemo scagliò un’immensa roccia lavica sul povero pastore, uccidendolo.

Alla notizia della fine tragica del suo amore, la ninfa Galatea pianse sul corpo martoriato del suo amato Aci: gli dei e in particolare Giove, mossi a pietà davanti all’amore così tragicamente ostacolato, trasformarono il sangue del giovane nel fiume chiamato dai greci Akis, identificato nella sorgente rossastra chiamata “U Sangu di Jiaci“, che sfocia a Capo Mulini. Si racconta poi che il povero corpo di Aci sia stato suddiviso in nove parti, cadute poi negli stessi luoghi in cui sono nati i borghi di Aci Sant’Antonio, Acireale, Aci Castello, Aci Trezza, Aci Catena, Aci Bonaccorsi, Aci Santa Lucia, Aci San Filippo e Aci Platani.

La storia di Aci Sant’Antonio tra rivolte e carretti siciliani

Il luogo dove oggi sorge Aci Sant’Antonio era, ai tempi dell’antica Roma, occupato da un centro chiamato Akis, coinvolto peraltro nelle guerre puniche. Nel corso del tempo, probabilmente con i bizantini, il borgo divenne Jachium ma le sue sorti furono subito nefaste a causa dei terremoti e delle continue eruzioni del vicino vulcano Etna, che di fatto hanno da sempre plasmato il territorio della Sicilia Orientale.

Gli abitanti, per scappare dalle calamità naturali e dalle incursioni nemiche via mare, si rifugiarono nell’entroterra, tra i boschi carichi di legname del promontorio della Timpa. È qui che fu fondato infatti Borgo Casalotto, il cui patrono Sant’Antonio Abate, secondo la tradizione cristiana, avrebbe salvato il borgo da una colata lavica, fermandola miracolosamente alle porte della cittadina.

Borgo Casalotto era però soggetto, come altri centri vicini, al potere di Aquilia Nuova e questo creò nel tempo lotte e rivolte: nel 1639 si decide di dividere il borgo in due parti, ossia Aci Inferiore (l’attuale Acireale) e Aci Superiore. Quest’ultima nel 1826 fu suddivisa a sua volta con un decreto di Ferdinando II re delle Due Sicilie: con questo regale atto nacque così ufficialmente Aci Sant’Antonio, oltre ad Aci Catena e Aci San Filippo. Da questo momento in poi la cittadina rifiorì come centro commerciale: il borgo sviluppò ancora di più quell’arte dei carretti siciliani che lo farà conoscere in tutto il mondo.
Non a caso è proprio in questo incantevole angolo di Sicilia che sorge il Museo del Carretto Siciliano, situato in Via Vittorio Emanuele: questo spazio espositivo permette ai visitatori di conoscere la storia e la lavorazione dietro a queste opere artigianali di pregiata fattura e decorati splendidamente.

Come raggiungere Aci Sant’Antonio

Per raggiungere la culla dei carretti siciliani e conoscere la leggenda di Aci e Galatea bisogna percorrere l’Autostrada che collega Messina e Catania e uscire ad Acireale, seguendo da qui le indicazioni per Aci Sant’Antonio.

© Immagine di Pieropennisi, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

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