Favara: il fascino di una storia millenaria

Situata alle porte di Agrigento, Favara conquista i suoi visitatori con il fascino di una terra dalle origini antichissime, certamente abitata sin dall'Età del rame.

Romani e Greci, Arabi e Normanni la conquistarono e la abitarono, lasciando il loro segno nelle tradizioni, nelle architetture e persino nella denominazione di questa cittadina affacciata sul Mediterraneo. Fawwāra, in arabo, significa infatti “getto d’acqua”, a sottolineare l’abbondanza della risorsa più preziosa in un territorio tanto assolato e caldo. Ma facciamo un passo indietro e torniamo alla preistoria, per scoprire le prime tracce di una nuova comunità.

Preistoria: alle origini di un lunghissimo viaggio

Sono i pregevoli e ben conservati reperti archeologici ritrovati tra le contrade di Favara a raccontare le sue origini: i manufatti in ceramica rossa monocroma di contrada Ticchiara rivelano che quest’area era già abitata durante l’Età del rame, ovvero tra 2400 e il 1990 a. C., e le tombe scoperte in contrada Grazia Vicina e in Contrada San Vincenzo confermano la presenza di insediamenti umani tra il 1900 e il 1450 a.C., epoca nota come Età del bronzo. Se siete appassionati di archeologia potete ammirare alcuni di questi interessanti resti presso il bellissimo Museo Archeologico Nazionale di Agrigento.

In questo periodo storico, e precisamente tra il 1850 e il 1450 a.C., le aree centrali della Sicilia erano abitate dai Sicani, popolazione dalle dubbie origini di cui ci danno testimonianza gli storici greci Diodoro Siculo e Tucidide e il romano Dionigi di Alicarnasso.

A Favara, i Sicani avevano dato vita ad agglomerati distribuiti nelle grotte tra Montagnella, Ticchiara e il Monte Caltafaraci, vivendo pacificamente di pastorizia e agricoltura prima di cedere il passo ad altri conquistatori.

I coloni provenienti da est

Popolo di coraggiosi ed esperti navigatori, i Greci partirono dalle coste del Peloponneso a iniziare dal VIII secolo a.C., approdando sui lidi italici e siciliani per costituirvi le loro colonie. Portavano con sé la filosofia e l’amore per il teatro, i tralci delle viti e una cultura raffinata a cui però non era estranea un’indole guerriera. Era infatti noto per la sua crudeltà il tiranno di Akragas, l’antica Agrigento, che conquistò Favara intorno al 550 a.C. allontanando i più miti e docili Sicani. Passeggiando tra le stradine e i vicoli di contrada Caltafaraci potrete ancora oggi riconoscere le tracce di questo insediamento.

I Greci governarono Favara sino al 210 a.C., allorquando i Romani si impadronirono del territorio, dove rimasero fino al 330 d.C. Altrettanto importante per Favara fu il periodo della dominazione musulmana, fissato tra l’800 e il 900 d.C. Le conoscenze mediche, matematiche e scientifiche degli Arabi così come la loro raffinata architettura e le inconfondibili tradizioni culinarie influenzarono profondamente Favara e la Sicilia tutta.

I Normanni e la nascita di una Favara “moderna”

Le eredità lasciate dai popoli che si successero nel corso dei millenni si stratificarono e si fusero tra loro ma fu solo con l’arrivo dei Normanni che iniziò a costituirsi il nucleo dell’attuale cittadina. Il suo fulcro fu il Castello Chiaramontano.

Benché molte sue parti siano irrimediabilmente danneggiate, è ancora possibile immaginare come si svolgesse la vita dei sudditi di Federico II Chiaramonte, rampollo della nobile famiglia giunta in Sicilia al seguito di Ruggero D’Altavilla. La costruzione del maniero fu da lui ultimata intorno al 1275 e trasformò la vita dei contadini di Favara: stretti intorno al castello, vi trovarono protezione e ne popolarono i dintorni facendo fiorire l’agricoltura e più vivaci scambi commerciali.

La famiglia Chiaramonte, che tanto aveva amato Favara, si estinse con Andrea, decapitato per essersi ribellato al Re Martino. Naturalmente, quest’ultimo volle confiscare tutti i loro beni cedendo anche il castello a Guglielmo Raimondo Moncada. Da quel momento fu tutto un susseguirsi di baroni rapaci e avidi: il primo fu don Emilio Perapertusa, seguito dalla famiglia De Marinis nel 1494 e dagli aragonesi Pignatelli Cortez, ultimi signori di Favara che qui rimasero sino agli inizi del 1800. Il Castello fu infine venduto alla Regione Sicilia dalla famiglia Cafisi che ne era venuta in possesso nel 1829.

La moderna Favara è dunque il risultato di tali alterne fortune, di cui mostra le vestigia nei suoi pregevoli palazzi nobiliari, nella neoclassica Biblioteca – Museo Antonio Mendola, tra le mura delle sue splendide e numerose chiese. Una terra ricca di storia che attende solo di essere visitata per mostrare orgogliosa la sua bellezza e la sua lunghissima storia.

© Immagine di Toni Pecoraro, Public domain, via Wikimedia Commons

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