Torregrotta, scrigno dalla storia millenaria

Sebbene Torregrotta sia uno dei più piccoli comuni della città metropolitana di Messina, la sua storia è lunghissima e ricca di avvenimenti.

Affacciata sul Mar Tirreno, distesa nell’ubertosa valle del fiume Niceto, questa deliziosa località posta ai piedi dei Monti Peloritani reca già nel nome le tracce del suo cammino attraverso i secoli. Le parole “torre” e “grotta”, infatti, fanno riferimento non solo alle due contrade che costituirono il nucleo originario della cittadina ma anche alle torri difensive risalenti al Medioevo e alle grotte presenti nel suo territorio. Ma facciamo in passo indietro e torniamo alle origini.

Le origini incerte di Torregrotta e l’epoca medievale

Non è possibile dire con certezza quando l’area di Torregrotta fu abitata per la prima volta. La vallata era fertile, benedetta dall’acqua proveniente dagli affluenti del Niceto e dalle falde acquifere, dunque perfetta per accogliere l’antico popolo dei Sicani certamente presente in Sicilia già dal 1000 a.C. Anche la presenza di coloni ellenici e di contadini romani è assolutamente plausibile, sebbene non del tutto accertata. É invece certa la testimonianza dello storico romano Plinio il Vecchio che narrava: “In Sicilia tra Messina e Milazzo d’inverno le fonti inaridiscono completamente, d’estate traboccano e creano corrente”. Un fenomeno che rappresenta ancora oggi un prezioso dono per l’agricoltura torrese.

Come accadde per l’intera Sicilia, furono numerose le dominazioni che si susseguirono nel corso dei secoli: Ostrogoti, Bizantini e Arabi occuparono uno dopo l’altro questo lembo di territorio finché il re normanno Guglielmo II non decise di regalare al Monastero di Santa Maria della Scala il casale bizantino che rappresentava l’elemento distintivo dell’abitato. Nacque così il feudo di Santa Maria della Scala, nel cui territorio ricadeva anche l’area dell’odierna Torregrotta: era la metà del 1100 d.C. e fu l’inizio del percorso verso l’età moderna.

1509: una nuova epoca per i feudi di Rocca e Santa Maria della Scala

Il ‘500 coincise con il periodo di maggior sviluppo per il feudo di Santa Maria della Scala, soprattutto quando i suoi destini si unirono a quelli del vicino feudo di Rocca, entrambi acquistati dalla famiglia Valdina nel 1509. I nobili spagnoli amavano le terre siciliane ed erano animati da uno spirito imprenditoriale fino ad allora sconosciuto: favorirono dunque lo sviluppo di attività complementari all’agricoltura, in special modo l’allevamento dei bachi da seta e il commercio dei pregiati tessuti che se ne ottenevano. Alla fine del ‘700, quando lo splendore della famiglia Valdina vide la fine, il feudo di Santa Maria della Scala passò sotto il diretto controllo del regno borbonico. Nel 1812, però, un riluttante Ferdinando IV fu costretto ad abolire i privilegi feudali spazzando via un sistema arretrato e ingiusto. Il feudo di Rocca, divenuto nel frattempo un Comune col nome di Roccavaldina, acquisì poi i territori dell’odierna Torregrotta. Ma i torresi non si rassegnarono a perdere la loro autonomia e lottarono per riconquistarla.

Torregrotta: dal ‘900 ai giorni nostri

Il nuovo secolo si aprì per Torregrotta con la costruzione della stazione ferroviaria e con l’incremento delle attività commerciali e della popolazione, eventi cruciali che sancirono la preminenza del borgo rispetto al comune di Roccavaldina e accrebbero l’ostilità dei torresi verso i loro scomodi concittadini. Trafugare i propri defunti dal cimitero di Roccavaldina per seppellirli nella terra natia fu il loro modo di dimostrare che la convivenza non poteva perdurare. I tempi mutavano e la vivace borghesia diveniva così ricca e potente da ottenere la tanto desiderata autonomia: nel 1923 Torregrotta divenne finalmente un comune distino e indipendente.

Oggi questa piccola perla attende i visitatori desiderosi di scoprire la sua storia e la sua bellezza. Passeggiando tra le stradine assolate potrai ritrovare una delle torri difensive, visibile in Via Trieste tra le abitazioni costruite in epoche successive, o il cinquecentesco arco merlato che dava accesso all’antico “Castrum“. La Chiesa di San Paolino Vescovo, costruita nel 1943, custodisce ancora la campana ottocentesca della seicentesca chiesa di Maria SS. della Pietà, ora distrutta, e la tela raffigurante la Deposizione di Cristo anch’essa risalente al 1671: tesori che attendono solo di essere ammirati e apprezzati.

© Immagine di Alphacentauri2007, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

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