Le campane di Burgio, una storia lunga 5 secoli

Le campane di Burgio sono famosissime, questa tradizione viene tramandata da più di 500 anni. Forgiate con una tecnica antica con un tocco di moderno.

Da Burgio, un piccolo paese della provincia di Agrigento, partono campane artigianali destinate a riecheggiare nei cinque continenti. La fonderia Virgadamo forgia campane in bronzo da 500 anni con una tecnica antica a cui l’ultimo degli eredi ha conferito un tocco di modernità. Una storia che mescola arte e sacralità e porta la tradizione italiana in tutto il mondo.

Una passione antica diventa un’arte moderna

Da 5 secoli la fonderia Virgadamo lavora il bronzo e realizza campane per le chiese. Un mestiere antico che di padre in figlio ha dato vita a un’arte conosciuta e apprezzata ovunque. Oggi Luigi Mulè Cascio, 36 anni, laureato presso l’Accademia delle Belle Arti di Palermo è l’erede di un’attività imprenditoriale che suo nonno Mario Virgadamo ha tenuto in piedi per più di 70 anni.

Don Mario ha forgiato campane per tutta la vita, una passione più che un lavoro che lo ha portato lontano. Le campane classiche della fonderia Virgadamo risuonano in Oceania, in Estremo Oriente e in Sud America mentre quelle a carillon tipiche del nord Europa rintoccano in Svezia e in Norvegia.

Nel 1993 don Mario ha regalato a papa Giovanni Paolo II una campana ottagonale con un bassorilievo che raffigura il pontefice mentre sorregge il mondo. L’opera in bronzo si trova nella Sala Paolo VI del Vaticano dove racconta il valore del lavoro artigianale e la storia della fonderia.

Luigi raccoglie il testimone di Don Mario e di un’attività nata nel XVII secolo portando un po’ d’innovazione senza stravolgere il processo di lavorazione delle campane. La tecnica della cera persa infatti resta immutata ma il giovane artista ha scelto di utilizzare i computer per la fase di progettazione e anche per ottenere un suono più nitido.

 La tradizione incontra l’innovazione

Una campana in bronzo viene realizzata in circa 3 mesi e il progetto prevede la definizione del diametro, del profilo e del suono che varia in base alle dimensioni e al peso dell’opera. La prima fase di realizzazione avviene con la costruzione di uno spazio vuoto limitato da mattoni refrattari e argilla denominato “anima”. La seconda fase prevede la realizzazione della campana in un modello di argilla e cera che viene incapsulato nel modello refrattario.

Quando il materiale si è solidificato viene acceso un fuoco per fare sciogliere la cera, e con questa tecnica si forma lo stampo della campana. La cera fusa infatti lascia un’intercapedine in cui l’artigiano versa una lega di bronzo incandescente, costituita da 78 parti di rame e da 22 di stagno.

La temperatura del forno è di 1.150 gradi e solo dopo avere pulito, cesellato e lucidato la campana fredda si procede con l’accordatura. È un momento delicato del lavoro che in passato richiedeva un buon orecchio, ma che oggi si può fare con l’aiuto di software particolari. L’odore del fumo e il metallo bollente che lentamente scende nello stampo sono quelli di sempre, ma Luigi mette la tecnologia al servizio dell’arte e rende il suono più nitido e pulito.

Il futuro dell’arte campanara

Qualche anno fa l’amministrazione comunale ha conferito alla fonderia il “Premio La Campana di Burgio“. È un importante riconoscimento per un lavoro antico e creativo che porta questo piccolo paese della provincia di Agrigento in tutto il mondo. Per festeggiare l’evento Luigi ha realizzato un capolavoro, un carillon con sette campane ognuna con il suono di una diversa nota musicale che è diventato una promozione per la fonderia e anche un portafortuna.

L’attività di Luigi, come quella dei suoi predecessori, non si ferma mai, il lavoro è frenetico, ma rispettoso dei movimenti attenti che richiede il bronzo. Il successo perciò è quello di sempre, solo in questi ultimi mesi sono state richieste: cinque campane dalla chiesa del Sacro Cuore di Gesù di Agrigento, altrettante da una chiesa di Racalmuto in provincia di Agrigento, tre attraverseranno l’oceano e andranno a Dallas nel Texas, quattro a Roma e una, invece, l’ha commissionata un privato cittadino di Torino che vuole donarla ad una chiesa.

Meno di un anno fa 6 campane sono partite da Burgio per raggiungere Abuja, la capitale della Nigeria e adesso svettano su un campanile di una chiesa cattolica in Africa. Nell’attesa che si realizzi il museo storico delle campane dismesse nel Palazzo Mandile poco distante dalla fonderia, lo studio di Luigi è diventato un’attrazione turistica.

Molti ragazzi desiderano assistere alle fasi di lavorazione delle campane e sono curiosi di scoprire i segreti di questa arte antica che può anche offrire un’opportunità lavorativa. Un allievo di Don Mario infatti ha aperto una fonderia e sta esportando campane in tutto il mondo. Una gita a Burgio perciò è un incontro con la tradizione e la storia del nostro Paese, ma è anche un’occasione per il futuro da non perdere!

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