La storia di Canicattì

La storia di Canicattì, in provincia di Agrigento, risale al V Secolo a.C. ed è un paese ricco di bellezze architettoniche che sono meritevoli di attenzione.

Chi si trova in Sicilia per le vacanze, magari potrebbe inserire nel suo itinerario anche la città di Canicattì incuriosito dalla sua arcaica storia. Per chi non la conoscesse, questo è un breve riassunto della sua storia.

Le origini di Canicattì

Leggenda narra che la nascita della città risalga al V secolo a.C. come documentato da numerosi reperti archeologici ritrovati nel suo territorio e, precisamente, nelle contrade di Vito Soldano e di Casalotti.

Infatti monete, vasi di argilla, iscrizioni, resti di acquedotti e altri ritrovamenti, sono da collocare in questo periodo.

Si conosce che nella contrada di Vito Soldano, si ergeva il Castello Mozio che, nel 452 a.C., Ducezio occupò facendo nascere un città ancora esistente all’epoca della dominazione Araba.

Stessa cosa si può dire della contrada Casalotti, come riportato da un documento di epoca romana che la contrassegnava come Carconiana – ossia un piccolo luogo dove cavalli e soldati potevano fare una sosta.

Le prime notizie certe sull’abitato dove ora si trova Canicattì si devono al geografo Edris che riporta il casale di Al-Qattà dove si trovava un preesistente fortilizio.

Il nome di Canicattì

Secondo la tradizione, il borgo si trovava proprio arroccato al castello anche se è possibile l’esistenza di un altro agglomerato di case nella zona Borgalino per via di costruzioni che si ricollegano allo stile arabo e, anche perché nella zona, vi era la possibilità di estrarre pietra da taglio tanto che il nome di Al-Qattà significa proprio ‘’tagliatore di pietre’’ e dove sorgeva una chiesetta dedicata a Santo Spirito certamente di epoca normanna.

Tra i vari nomi di Canicattì risultano essere anche Hadagattin o Hadag-attin, ossia fossato di fango e argilla. Elemento questo che in passato era prodotto da un fangoso fiumiciattolo ora coperto che solcava l’abitato. Probabilmente è questa l’origine del toponimo come alcuni documenti attestano, nominando la città con il nome di Handicattini, risalenti al Quattrocento, successivamente mutato in Candicattini il secolo successivo fino a trasformarsi in Canicattì.

La storia di Canicattì

Seguendo le indicazioni storiche la città ebbe origine da due originari nuclei e le prime notizie si hanno a metà dell’anno Mille dopo che i Normanni conquistarono l’isola. Famoso resta il duello alla fine dello stesso anno tra il cugino del conte Ruggero d’Altavilla, Salvatore Palmieri, e l’emiro Melciabile Mulè che morì nel combattimento dopo di che Palmieri venne nominato primo barone di Canicattì prendendo possesso dei beni del saraceno e dell’allora fortezza oggi totalmente scomparsa.

Non si hanno altre notizie storiche fino alla fine del Trecento allorquando Luca Formoso, signore della città, si ribellò contro re Martino finendo in carcere dopo che tutti i suoi beni gli furono confiscati. Successivamente fu la volta di un altro Palmeri che governò la città fino al 1398 dopo di che tornò in possesso nuovamente di Formoso alla cui morte passò nuovamente in mano questa volta a Salvatore Fulco Palmieri signore di Ravanusa.

Gli anni che seguirono videro l’alternarsi di signorotti a capo della baronia che si allargò territorialmente fino a raggiungere ottocento ettari e a vedere svilupparsi strade, palazzi e nuove costruzioni.

Non solo la storia di Canicattì motiva una visita

L’interessante storia di Canicattì già da sola stimolerebbe la curiosità di conoscere questa cittadina ma, in aggiunta, ci sono delle bellezze architettoniche di tutto rilievo che sono meritevoli di attenzione. È il caso della Chiesa Madre, una tra le più belle della cittadina siciliana o dell’Arco di Don Cola, un passaggio che attraversa il nobiliare Palazzo La Lomia ubicato nella parte alta di Canicattì. Interessante anche il Castello di Delia, o quel che ne rimane, a circa un chilometro dalla città di Delia, edificato su di una serra calcarea nella Valle del Salso dove un roccioso sperone, fu utilizzato come base per la cinta muraria.

Ovviamente gli amanti della buona tavola troveranno molte opportunità per deliziarsi con la saporita cucina del territorio che affonda le sue radici nella più genuina tradizione gelosamente custodita.

© Immagine di Solfano at Italian Wikipedia, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

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