La leggenda delle Maccalube di Aragona

La leggenda delle Maccalube di Aragona origina dalla sua configurazione e dai fenomeni eruttivi presenti dell’area, che rendono suggestivo questo luogo.

A pochi chilometri dalla cittadina di Aragona e ad una quindicina da Agrigento, si trova la Riserva naturale integrale di Maccalube, costituita in gran parte da un territorio dove la presenza di fenomeni eruttivi è più che evidente. Molto probabilmente il suo nome deriva dall’arabo maqlùb che tradotto è il corrispettivo di ribaltamento.

Inutile sottolineare il fatto che questo territorio, denominato dalla popolazione locale L’Occhiu di Macalubi, abbia da sempre riscosso molto interesse da parte di tutti coloro che si sono trovati a passare da queste parti.

Pillole di storia di Macalube

Platone, Aristotele, Diodoro Siculo e Plinio il Vecchio descrissero ai loro tempi, questo territorio e gli antichi romani, amanti di terme e fanghi, utilizzavano proprio il caldo limo fuoriuscito dalle varie pozze naturali, per eseguire trattamenti di bellezza alla pelle e per curare i reumatismi.

Durante i secoli XVIII e XIX, molti viaggiatori stranieri che si trovavano a passare in Sicilia per ammirare le testimonianze archeologiche e artistiche presenti sull’isola, rimasero stupiti da quelli che sono considerati come vulcanelli freddi tanto da citarli nei loro diari oltre che nella letteratura scientifica.

Leggende e narrazioni su Macalube di Aragona

Un luogo così particolare non poteva che originare delle leggende, a causa della sua configurazione e dei fenomeni eruttivi presenti nell’area.

Una di queste narra che tale fenomeno sia iniziato alla fine dell’anno Mille dopo un’aspra battaglia tra Arabi e Normanni tanto che, gli allora abitanti del territorio affermarono che il grigiastro liquido proveniente dai vulcanelli null’altro fosse che lu sangu de li Saracini, ossia il sangue degli Arabi.

Altra narrazione vuole che anticamente su quel territorio ci fosse una città che, per via di un onta fatta ad una divinità, venne inghiottita dalla terra terminando a popolare le sue viscere. La città in questione si chiamava proprio la ricca città di Maccalube e l’evento accadde durante una festa religiosa allorquando due famiglie del luogo presero a litigare fino ad arrivare a offendere la divinità che si stava celebrando che, per punire tale affronto, fece inghiottire tutto il paese dalla terra che si aprì all’improvviso, determinando la scomparsa di Maccalube.

Secondo questa storia, ogni sette anni proprio nel centro della collina allo scoccare delle ore 24 compare un gallo che canta, facendo ricomparire la città scomparsa. Chi ha la buona sorta di essere presente a questo evento hanno modo di vedere Maccalube proprio com’era e avere la possibilità di entrare nella zona del mercato prelevando le ricchezze che sono esposte a patto di non rivoltarsi, altrimenti quanto preso andrà irrimediabilmente perduto.

Il fondo di verità è riconducibile al fatto che a volte gli abitanti di Aragona possono udire un forte boato che elimina il vulcanelli esistenti lasciando al loro posto un terreno fertile pronto per essere seminato.

Il famoso Guy de Maupassant, durante una sua visita alla fine del XIX secolo, ebbe modo di dire la sua su quei vulcanelli di fango che reputò essere come le “pustole di una terribile malattia della natura”.

La Riserva naturale

Questo spazio è stato trasformato in Riserva naturale per via del suo raro fenomeno di natura geo-vulcanica che si rende evidente per la presenza di gas che agiscono con una determinata pressione in presenza di argille e di acqua salata. Questi gas di natura metanica sfuggono dal sottosuolo portando con loro dei sedimenti argillosi misti ad acqua che formano veri e propri coni di fango nei quali si formano piccoli crateri utili per far fuoriuscire il gas.

Per questa ragione il territorio di Macalube vede eruzioni esplosive con spruzzi di fango che raggiungono anche altezze significative ed è questo è il motivo per il quale in questa zona possono entrare solamente studiosi appositamente autorizzati per svolgere la loro attività di ricerca, anche per via di un drammatico episodio occorso nel 2014 quando due bambini vennero inghiottiti dai vulcanelli, perdendo la vita.

Differente è il clima che riguarda la riserva da un punto di vista della natura dove una rigogliosa vegetazione del tutto naturale si è uniformata ad un habitat caratterizzato da una significativa salinità e dalle rare piogge.

Chi si trova a percorrere i dintorni di Agrigento può senz’altro approfittare dell’opportunità di visitare quanto meno la riserva e la vicina Aragona e, chissà, se verso la mezzanotte è ancora in zona e ha la fortuna di capitare proprio al settimo anno di attesa, magari vedere l’antica Maccalube risorgere dalla terra.

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