Storia delle origini di Gallodoro

I romani chiamarono questa terra Vallis Aurea per quanto questo territorio era ubertoso e Gallodoro era già un insediamento abitato sin dall’età greca.

Questo è quanto emerge dai reperti ritrovati in quel luogo vicino Naxos prima colonia ellenica in Sicilia, che gli studiosi hanno ipotizzato essere la città di Kallipolis.

L’avvincente storia di Gallodoro un borgo medioevale

Il territorio appartenente a Gallodoro anticamente ospitava la città di Bocena, come testimoniato dalla necropoli tuttora esistente.
La sua origine è antica e di matrice greca costituita dagli abitati esistenti nelle contrade di Sant’Anna e di Margi.
La cittadina di Gallodoro, posta a circa 380 metri di altitudine che è possibile conoscere al giorno d’oggi, è un borgo risalente all’epoca medioevale allorquando, nelle vicinanze della rurale chiesetta di S. Teodoro Martire, si costituì un primo nucleo di case.

La chiesa era collocata in una zona di passaggio a cavallo tra la parte bassa e quella superiore della Vallis Aurea divenendo, nel corso del tempo, il luogo di preghiera della comunità di Gallodoro. Via via nei secoli, il tessuto urbano si ampliò assumendo la singolare configurazione come di una cavea di teatro per via delle case addossate le une sulle altre e formando scenografie che permettevano di godere di suggestivi panorami.

La storia di Gallodoro può essere implementata dal fatto che sin dalla sua nascita fino a giungere all’età moderna, la cittadina faceva parte del territorio di Taormina anche se ci sono documentazioni che assegnano Gallodoro al Regno Strategoto di Messina almeno fino agli inizi del XV secolo quando da allora in poi, il suo territorio viene aggregato alla Secrezia di Taormina almeno fino al 1634 quando fu venduto alla Regia Corte di Donna Porzio di Messina. Da allora e per alcuni secoli, la proprietà passò di man in mano fino al 1880 quando ci fu il trasferimento alla sede municipale di Letojanni.

A cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo, quando Galloro era una sua frazione, godette di uno sviluppo sia sociale che economico con l’edificazione di nuovi palazzi dove andarono a vivere le famiglie più importanti di Letojanni anche se ci fu un ovvio ridimensionamento del centro collinare.

Il borgo è famoso per il suo Gonfalone risalente al XVI secolo e attribuito alla scuola antonelliana che rappresentata la più preziosa opera d’arte conservata nella Chiesa Madre dell’Assunta. Prima che gli stendardi sostituissero i gonfaloni nella funzione, questi venivano usati come insegne processionali e quello di Gallodoro appartiene alla confraternita del Santissimo Crocifisso.

Per conoscere oltre la storia di Gallodoro anche questa cittadina

Il turista che vuole conoscere Gallodoro, non può che iniziare la visita dalla trecentesca Chiesa Madre di Santa Maria Assunta. Appartenente ai Gesuiti, l’edificio fu ampliato nel XIX secolo e la sua particolarità è quella di ospitare preziose opere artistiche a partire dal Gonfalone Antonelliano, vanto della città.

La pala che si trova sull’altare raffigura la Dormitio Virginis e l’Incoronazione della Vergine e riconducibile al Mittica da Messina che realizzò l’opera agli inizi del Seicento. La sua particolarità è quella che sicuramente si tratta di un dipinto controriformato presumibilmente dipinta quando l’autore praticava il suo tirocinio da Catalano il Vecchio.

Anche le sculture presenti sono meritevoli di una certa attenzione come il pomposo simulacro dell’Immacolata risalente alla prima metà del XVII secolo della quale si ignora l’autore, e anche tutti i bassorilievi presenti sull’altare maggiore, opera del locale scultore Lo Turco che rappresenta le Storie della Vergine.

Dopo aver concluso la visita alla Chiesa Madre di Santa Maria Assunta si suggerisce di raggiungere la vicina chiesa di San Sebastiano di Gallodoro costruita nel XV secolo e oggi anche sede del Museo Parrocchiale di Arte Sacra.

Mirabile è un affresco di scuola messinese risalente al XVII secolo che rappresenta Gesù Cristo tra la Vergine e SS. Giovanni Battista, Sebastiano e Rocco. Interessanti risultano essere sia la seicentesca tela Il transito di San Giuseppe di ignoto autore e il dipinto della Madonna della Catena tra SS. Rocco e Sebastiano dove lo sfondo è rappresentato dal borgo di Gallodoro.

Infine si consiglia di concludere la visita raggiungendo il Belvedere di San Nicola dove si trovano i resti di una piccola chiesa officiante il rito greco-orientale dedicato al Santo.
Tempo permettendo, risulta essere interessante visitare i numerosi frantoi e palmenti interamente scavati nella roccia.

Il folklore a Gallodoro

Il 16 di agosto Gallodoro vede la celebrazione di un rituale religioso che da sempre è unito ad una singolare esibizione profana. L’evento è conosciuto sotto il nome di Scecco Pazzo e viene organizzata durante i festeggiamenti del patrono della città, San Rocco.

Scecco Pazzo, ossia asino pazzo, è un’antichissima tradizione locale che, tuttavia, viene celebrata anche in altri piccoli paesi della Sicilia.
La manifestazione si svolge nella principale via della cittadina e nella piazza antistante la Chiesa Madre e consiste in una persona che, dopo aver indossato una imbracatura di cartapesta che raffigura un asino, percorre le vie principali del paese inseguito da tutte le persone che vogliono partecipare alla festa.

La particolarità è data dal fatto che il costume di asino è totalmente ricoperto da fiaccole e da fuochi d’artificio che, ovviamente, vengono accesi al via illuminando la corsa che risulta rumorosa grazie ai giochi pirotecnici che esplodono tra il fuggi fuggi della gente.

Come si ha modo di capire, Gallodoro risulta essere una destinazione da inserire in un qualsiasi programma di viaggio per turisti che soggiornano in Sicilia. La storia di Gallodoro e le testimonianze artistiche presenti sono molto stimolanti verso tutti coloro che apprezzano vivere una esperienza dal forte impatto culturale.

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