Porto Empedocle leggende e miti letterari e non solo

Sin da quando se ne ha memoria, Porto Empedocle è sempre stata considerata come una destinazione dove arrivare e da dove partire dal momento che è un luogo di mare.

E quando si parla del mare, si parla di un elemento che favorisce incontro di genti, operazioni mercantili che sviluppano commerci, valori originati dal senso di esplorazione e d’avventura. Tutto questo e altro è quanto un viaggiatore avveduto può riconoscere visitando Porto Empedocle oppure ascoltando leggende misteriose che riempiono questa bella città di un fascino singolare raro da trovare in altri luoghi.

Chi ha avuto la fortuna di incontrare la presidente dell’Archeoclub d’Italia, avrà conosciuto una donna ampiamente inserita nel contesto culturale di Porto Empedocle – città della quale conosce ogni aspetto – attraverso la quale intraprendere azioni oggettive per arricchire e condividere socialmente la cultura del territorio che non si limita ad aver commissionato un murales celebrativo di Andrea Camilleri, ma che si è prodotto in tante altre iniziative tra le quali il posizionamento di una bibliocabina proprio al centro della cittadina e uno speciale interesse per la sostenibilità ambientale e lo sviluppo del turismo.

Affidarsi alle antiche leggende di Porto Empedocle

Ed è proprio riferendosi alle storie e alle leggende cittadine che questa giovane responsabile fa affidamento per investigare scientificamente fatti storicamente documentati. Una di queste fa riferimento a un vicolo che conduce direttamente a via Roma grazie ad una scenografica scalinata che ha come nome quello di Salita Gibilaro. Si tratta di un vecchio passaggio che un tempo collegava la parte alta di Porto Empedocle allora la più abitata e che oggi è il centro storico, con la spiaggia dove c’era la borgata marina.

Il vicolo è ubicato proprio alle spalle di un vecchio edificio religioso dove, quando si sono avviati i lavori per ristrutturare la chiesa, sono state ritrovate molte ossa umane, lasciando supporre che un tempo in quel luogo, sorgeva un cimitero.

Questo fatto ha originato un grande interesse misto a stupore tanto che il famoso scrittore Andrea Camilleri volle prendere questo luogo come ideale location dove ambientare la storia vissuta dal suo personaggio Montalbano nel romanzo “Il cane di terracotta“.

Per i residenti di Porto Empedocle, la Salita Gibilaro è chiamata Armuzzi Prigatoriu, ossia Anime del Purgatorio, che la classica iconografia vuole che brucino tra le fiamme del purgatorio.

Il simbolo religioso di Porto Empedocle è rappresentato dalla Madonna del Carmelo con il Bambino Gesù che si innalza sopra le anima del Purgatorio per salvarle dalle fiamme dell’inferno. Non va dimenticato che fino a non molto tempo addietro agli individui che morivano non di morte naturale era proibito celebrarne il funerale in chiesa e queste divenivano per la gente, l’Armuzzi Prigatoriu. Risulta essere ancor oggi abitudine quella di affidare le preghiere alla Madonna del Carmelo per gli uomini di mare affinché possa proteggerli conducendoli sani fino al porto. Leggenda narra che ogni anno la Madonna scende dal Paradiso per recarsi nel Purgatorio per salvare nove anime di cui tre uccisi, tre suicidi e tre annegati.

 Le anime del Purgatorio di Porto Empedocle

Anche se sono trascorsi più di duecento anni, il Vicolo resta uno tra i più suggestivi e ancora capace di incutere ai residenti, una soggezione alquanto significativa tanto che sembra che nessuna persona riesce a sostare in questo vicolo come se fosse invitato da una misteriosa voce di allontanarsi al più presto da quel luogo.

Credenza comune è che in questo passaggio risiedano le anime dannate del Purgatorio accompagnate dalle entità malefiche che sono vicino a loro. Nei racconti della tradizione narrata oralmente, ce ne sono un paio che sono antecedenti agli scritti di Pirandello e di Camilleri.

La prima leggenda narra che i pescatori scendevano dalle loro case per recarsi al mare, percorrendo velocemente questo vicolo infestato prima dell’alba per andare a pescare, ben consapevoli che il percorso era infestato dalle anime del purgatorio. Accadde che una notte un pescatore che da solo stava scendendo per il vicolo si trovò all’improvviso dinnanzi due muri che si erano innalzati misteriosamente davanti e dietro alla sua persona tanto da non lasciargli via di fuga. Trovandosi indifeso e senza alternative di sorta, si inginocchiò piangendo e spaventato appoggiandosi ad un muro e implorando la Madonna del Carmelo che, vista la disperazione del pescatore perduto nell’oscurità e dileggiato dalle maligne presenze, corse in suo aiuto e con un miracoloso fascio di luce fece scomparire le due mura. Da quando accadde questo episodio, nello stesso punto fu eretta un’edicola votiva dov’è dipinta la Madonna del Carmelo che viene sempre omaggiata dai fedeli.

Percorrendo in modo inverso il vicolo, ossia partendo da via Roma, si può vedere una ottocentesca insegna lignea raffigurante un leone e che, molto probabilmente, era l’insegna di una farmacia che si chiamava Farmacia del Leone. Ed è proprio da questo animale che nacque una seconda leggenda che accosta il termine greco farmaco – ossia rimedio – al leone.

La leggenda riporta che se una famiglia si trovava in povertà e voleva mutare il suo destino, doveva recarsi in una certa ora della notte solo dopo avere recitato alcune invocazioni, dentro il vicolo dove si sarebbe sacrificato l’elemento più coraggioso della famiglia che sarebbe sparito tra mura misteriosamente apparse e poi rapito da leoni.
A questo punto non vi era più notizia di lui ma la famiglia cambiava la sorte, diventando ricca e potente.

Se siete curiosi di approfondire l’argomento non dovete far altro se non andare a Porto Empedocle e a cercare la verità.

© Immagine di Antonio Pignato, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Condividi

Lascia un commento

 

 / 

Accedi

Invia un messaggio

I miei preferiti