Origini del Papiro a Fiumefreddo

In tutta Europa, il leggendario papiro è presente, in forma spontanea, solo in due località della Sicilia: Siracusa e Fiumefreddo di Sicilia, comune della provincia di Catania con poco più di 9000 abitanti.

In queste due aree si conserva la memoria tangibile di questa straordinaria pianta che ha segnato, millenni or sono, il corso della storia. Gli storici discutono sulle origini del papiro nell’isola e ancora non è chiaro se vi fu importato o se vi si diffuse naturalmente, approfittando delle favorevoli condizioni ambientali.

Dal papiro la prima carta

La storia della carta risale all’inizio della storia umana, quando il trasferimento della conoscenza da una generazione all’altra richiedeva la creazione di una sorta di supporto di memorizzazione che potesse essere facilmente creato, manipolato e conservato a lungo senza deteriorarsi.

Il primo di questi supporti di memorizzazione a base di carta fu senza dubbio la pergamena di papiro, un antico materiale che veniva prodotto dal Cyperus papyrus, pianta acquatica dall’aspetto caratterizzato da una folta chioma e con foglie di un verde intenso e brillante.

Le origini del papiro

Il papiro abbondava nelle regioni del Sudan meridionale e del delta del fiume Nilo egiziano e le civiltà che vivevano in quell’area riuscirono ad elevare la loro capacità di immagazzinare informazioni e notizie sull’arte e la religione proprio grazie all’uso dei rotoli prodotti con l’antico arbusto.

Gli storici moderni concordano sul fatto che l’uso del papiro abbia avuto origine nel quarto millennio a.C., quando era ampiamente utilizzato dagli egiziani non solo per la creazione di rotoli usati per scrivere, ma anche come materiale per costruire cesti, sandali, stuoie, materassi, barche e persino corda.

Grazie alla sua versatilità, la lavorazione della pianta del papiro è continuata per millenni, riuscendo a sopravvivere anche quando tecniche più competitive di produzione della carta sono apparse in tutto l’Egitto e nei territori circostanti.

Il papiro in Sicilia

Il papiro è stato utilizzato anticamente dai romani e nell’Europa del lontano medioevo. Basti pensare che i tradizionali decreti papali, fino all’XI secolo, erano scritti su rotoli di papiri. La scomparsa dei papiri dall’Europa, dall’Africa e dall’Asia è stata determinata dall’avvento della carta araba (creata originariamente in Cina) durante la metà del XVIII.

Secondo molti storici, il papiro era presente in Sicilia, in forma presumibilmente autoctona (su questo punto, come già detto, alcuni storici e botanici dissentono), sin dal III secolo a.C. Nel corso dei secoli, le continue opere di bonifica, messe in atto dagli agricoltori dell’isola per avere a disposizione una maggiore quantità di terreni coltivabili, mutò l’habitat favorevole alla crescita della pianta e, progressivamente, alla sua scomparsa.

Il papiro nano e il Cyperus Papirus

L’antica presenza della pianta in Sicilia è fuori discussione, ma il papiro è menzionato esplicitamente solo raramente nei documenti siciliani fino all’era moderna (post-medievale), quando è indicato con la parola siciliana papira (italiano papiro). A quel tempo, la maggior parte della carta era composta da cotone e altre fibre. Eppure, la Sicilia vanta la più grande colonia naturale di papiri in Europa, che cresce sulle sponde del fiume Ciane (associato a diversi miti greci) vicino a Siracusa.

Oggi nei giardini siciliani è diffuso un papiro “nano” della stessa famiglia dei carici, e questa potrebbe essere la varietà che cresceva nel fiume Papireto (“Papiro”) della Palermo fenicia, il cui corso correva lungo l’attuale Via Venezia. Tuttavia, i Fenici potrebbero aver introdotto un vero papiro egiziano (Cyperus Papyrus) in Sicilia, e i documenti indicano che era presente nelle aree greche dal 300 a.C..

La pianta cresce meglio vicino all’acqua dolce, e la deforestazione di gran parte della Sicilia, con la conseguente sostituzione di fiumi reali con corsi d’acqua stagionali, probabilmente ha causato la sua estinzione generale.

Certo è che nei dialetti locali il papiro erano conosciuto come “Pappera”, “Pampera” o “Parrucca” e veniva usato per la produzione di cordame. Dal XVIII secolo in poi si ha notizia dell’uso della pianta per produrre carta.

Il papiro a Fiumefreddo di Sicilia

Nel 1632, Antonino La Motta, documentò la presenza della rara pianta di papiro nel territorio di Fiumefreddo nel 1632. È importante sottolineare che, altri botanici, rinvennero, invece, il papiro a Siracusa diversi anni più tardi, nel 1674.

A Fiumefreddo di Sicilia, si può visitare uno straordinario e originale museo interamente dedicato al papiro. L’istituzione del museo si deve a Michele Patané, appassionato papirologo sin dagli anni ’70. A quel tempo, insieme ad altri membri della locale sede del WWF, iniziò a impegnarsi per far riconoscere la riserva naturale della zona che venne istituita nel decennio successivo.

Patané ha cominciato ad avvicinarsi alla pianta di papiro per caso, quando un contadino gli fece dono di alcune piante estirpate dal suo terreno perché ostruivano un passaggio. Ricevuto l’insolito dono e dopo aver recuperato anche dei bulbi della pianta, Michele Patané iniziò a documentarsi, presso conoscenti di Siracusa che conoscevano bene la pianta, sulle tecniche utilizzate per la realizzazione degli preziosi fogli.

Il museo del papiro a Fiumefreddo

Acquisita la tecnica manuale e senza l’uso di macchinari, riuscì a realizzare opere straordinarie tra cui un papiro della lunghezza di quasi otto metri esposto all’Expo del 2005 in rappresentanza del Comune di Fiumefreddo di Sicilia.

Il laboratorio di Michele Patané fu inaugurato alla fine del 1988 e da allora è diventato un vero e proprio museo che ogni anno accoglie numerosi visitatori, soprattutto scolaresche affascinate dalla produzione dei fogli di papiri.

Il fondatore, pittore e artista, descrive i processi di realizzazione delle pergamene ai visitatori i quali possono, quindi, toccare con mano la trasformazione della pianta in carta e ammirare i dipinti dell’artista.

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