Messina e la leggenda di Orione

L'Italia è un paese antichissimo, le cui radici affondano in un passato talmente lontano che la storia si fonde spesso col mito e Messina ne è una dimostrazione lampante. La città sorge a Capo Peloro, l'estrema punta nord-orientale dell'isola, incastonata tra le acque del mare e i Monte Peloritani.

Nacque con i siculi col nome di Zancle, per poi assumere il nome di Messana con l’arrivo dei greci. Il sisma del 1908 la devastò quasi totalmente ma la città ha saputo rialzarsi restaurando gran parte del suo patrimonio storico e artistico, mostrandosi come una città bella e interessante.

Uno dei suoi monumenti simbolo è la Fontana di Orione, un’opera scultorea il cui significato rimanda alla leggenda di Orione e alla nascita di capo Peloro, dove sorge Messina.

Messina: leggende e mito di Orione

La Fontana di Orione si trova in Piazza Duomo ed è stata realizzata nel 1553 dall’allievo di Michelangelo, Giovanni Angelo Montorsoli: la fontana, voluta per celebrare la realizzazione del primo acquedotto della città, è in marmo, con quattro vasche decorate con sculture raffiguranti i fiumi Camaro, Ebro, Tevere e Nilo. In cima alla fontana si erge Orione, con tanto di scudo crociato, armatura ed elmo tipici romani e soprattutto il cane Sirio, suo fedele amico.

Alla figura di Orione è legata indirettamente la nascita mitologica della città di Messina e di Capo Peloro: Orione era un cacciatore gigante e bellissimo, sulla cui nascita ci sono varie versioni. Una leggenda narra sia figlio di Euriale (figlia di Minosse) e Poseidone, mentre un’altra storia vuole che Orione sia nato da un otre di pelle di toro precedentemente sacrificato, riempito delle urine degli Dei Ermes, Poseidone e Zeus.

La leggenda racconta di un Orione perdutamente innamorato di Merope, nipote di Dionisio e figlia di Enopione: per ottenerne la mano, il padre della fanciulla chiese a Orione di liberare l’isola di Chio dalle bestie feroci. Il grande cacciatore così fece ma, tornato da Enopione, non ottenne la mano di Merope e capì l’inganno subito. Umiliato e deluso, Orione allora violentò Merope ma subì l’atroce vendetta del padre di lei che, grazie all’aiuto di Dioniso, strappò via gli occhi di Orione nel sonno.
Orione riuscì a recuperare la vista avvicinandosi al Sole e, proprio mentre meditava vendetta contro Enopione, conobbe Artemide e si innamorò perdutamente.

Orione e Messina: un legame leggendario

Apollo però non approvava il legame tra Orione Artemide e allora escogitò un piano: invitò sua sorella, molto abile con arco e freccia, a colpire un punto. Solo quando Artemide scoccò la freccia si rese conto che il bersaglio non era altro che la testa di Orione: la dea, disperata, relegò al firmamento il volto di Orione e del suo cane Sirio, affinché ce ne fosse ovunque un ricordo eterno.

Ci sono altre versioni leggendarie sulla morte di Orione, tra le quali una che narra la sua morte dopo aver cercato di violentare la stessa Artemide, che si difese facendo pungere il cacciatore da uno scorpione, tramutando poi entrambi in costellazioni.
Secondo Diodoro Siculo, il mito di Orione era assai diffuso anche in Sicilia e si narra che sia stato lo stesso Orione a costruire non solo il porto per l’antica città di Zancle ma soprattutto lo stesso Capo Peloro, costruendovi poi un tempio in onore di Poseidone suo padre.
In realtà, in relazione a Capo Peloro, si narra anche che Peloro non sia altro che il timoniere di una delle navi di Annibale, ucciso da quest’ultimo perché credeva di averlo portato in un golfo senza vai di uscita. Annibale, dopo aver capito l’errore, intitolò il promontorio nord-orientale a Peloro ed eresse anche una sorta di tumulo monumentale, con lo scopo di fungere da faro per i naviganti.
Secondo Omero invece il termine Peloro non è altro che un semplice epiteto con cui veniva in passato chiamato lo stesso Orione.

In ogni caso la Fontana di Orione rappresenta alla perfezione tutta la mitologia che ammanta la città di Messina, ma non è certamente l’unica cosa da visitare. L’antica Zancle incanta con le sue chiese, il Faro di Capo Peloro e il cinquecentesco Forte San Salvatore sulla penisola San Raineri, la prima cosa che si avvista arrivando a Messina dal mare.

Se volete immergervi nel mito più affascinante legato a Orione e altre divinità mitologiche, raggiungete Messina e scoprite i segreti più nascosti di questa splendida città.

© Immagine di I, Sailko, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

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