La Sciavata di Camporeale, tra gusto e tradizione

L'Italia affascina i turisti di tutto il mondo non solo per i paesaggi e per la storia di cui sono intrisi ogni borgo e città del Paese, ma anche per la sua cultura millenaria e per il patrimonio gastronomico, espressione più diretta delle tradizioni di una comunità.

Vale per tutte le regioni italiane, Sicilia compresa: sull’isola del Mediterraneo non si contano i prodotti tipici che soddisfano proprio tutti i palati, dagli arancini alla caponata, fino a pane e panelle, i cannoli e lo sfincione, una focaccia alta molto saporita.

Camporeale, in provincia di Palermo, c’è un prodotto che si colloca tra lo stesso sfincione e la pizza: si tratta della Sciavata, un piatto povero ma molto saporito e legato a ingredienti tipici del territorio.

Sciavata, il piatto tipico di Camporeale

Camporeale è un piccolo borgo del palermitano sito a 440 m. di altezza, nel cuore della Val di Mazara, all’ombra di dolci colline che dominano l’intera piana di Mandrianova: sullo sfondo si delineano i profili dei monti Serra Parrino, Cozzo di Curbici, Montagnola e Rocca di Maranfusa.

Molti ritengono che Camporeale sia nata sulle ceneri di Longaricum, antico centro romano: oggi la cittadina ha una grande tradizione nel campo vitivinicolo e del legno, comprendendo nel suo territorio falegnamerie e cantine, ma anche caseifici, mulini, frantoi e botteghe artigianali.

Non è un caso che nei primi giorni di ottobre si svolge nel borgo il Camporeale Days, un evento nato con lo scopo di promuovere le eccellenze locali e valorizzarle. È questa l’opportunità per degustare le tipicità del posto presso il Villaggio Espositivo, come ad esempio vini Monreale DOC e l’Alamo DOC, le cassatedde (ravioli fritti ripieni di ricotta) e la Sciavata camporealese.

Si tratta di una focaccia molto bassa dal cornicione alto e soffice, con una fragrante crosta croccante: il condimento dona alla Sciavata il giusto sapore, essendo a base di acciughe, cacio cavallo e cipolla.
La Sciavata è un piatto povero che nasce nel mondo contadino del passato: erano le donne a prepararlo per offrire agli uomini di casa, siano essi figli, mariti o padre, un’alternativa più gustosa al pane (l’impasto della Sciavata è infatti lo stesso del pane, sebbene un po’ più liquido).
Nonostante esistono più versioni di questa leccornia, la ricetta originaria è solo quella di Camporeale, semplice da fare anche in casa.

Ricetta della Sciavata di Camporeale

Per preparare l’impasto della Sciavata servono: 500 gr di farina di grano duro, 500 gr di farina di grano tenero, 20 gr di sale, 20 gr di lievito di birra, acqua q.b..

La prima cosa da fare è unire le due farine e disporle su un piano a fontana: al centro bisogna mettere il sale e il lievito di birra sciolto in poca acqua. Gli ingredienti devono essere amalgamati e impastati fino a quando il tutto risulta abbastanza morbido.

La lievitazione deve durare 2 ore e in seguito si possono creare tante pagnottelle, per poi farle lievitare una seconda volta per 1 ora circa.

Il prossimo passo è stendere con le mani ogni pagnotta e condirla con la cipolla tagliata a rondelle sottile, con la mollica del pane secco, le sarde salate e il pomodoro pelato tagliato a pezzetti con le mani. Spolverare la Sciavata con il cacio cavallo grattugiato (in alternativa si può usare il pecorino stagionato) e un filo di olio evo.

Infornare per 5 minuti circa a 280° e gustare caldo: la Sciavata può essere accompagnata da un bicchiere di Monreale Doc oppure anche di Nero d’Avola, fresco e acido al punto giusto tanto da esaltare il sapore di questo gustosissimo prodotto da forno.

La Sciavata è un prodotto tipico dello street-food siciliano ed è l’ideale per visitare le bellezze circostanti mentre si sbocconcella questa delizia.

Cosa visitare a Camporeale 

A Camporeale c’è molto da visitare, a partire dal Baglio dei Gesuiti, una sorta di fattoria fortificata da mura che oggi racchiude il bel Palazzo del Principe, dove peraltro si svolge l’evento “Camporeale Days”. Questo castello ospita il Museo di Camporeale, con una sezione dedicata all’archeologia e un’altra all’etno-antropologia.
Il baglio racchiude anche la chiesa di Sant’Antonio da Padova, all’interno della quale sono custodite molte opere legate ai gesuiti, dal bassorilievo marmoreo raffigurante San Calcedonio al crocifisso del ‘600.
Da vedere anche il Santuario della Madonna dei Peccatori, legata alla leggenda del ritrovamento di una pietra con impressa l’immagine della Vergine col mantello aperto, pronta ad accogliere i suoi figli peccatori.

La Sciavata è il motivo migliore per raggiungere Camporeale, godendosi il patrimonio storico della cittadina che comprende anche i resti dell’insediamento arabo Casale Curbici presente nei dintorni del borgo.

Condividi

Lascia un commento

 

 / 

Accedi

Invia un messaggio

I miei preferiti