Il poeta Cielo d’Alcamo e le sue opere

La cittadina di Alcamo ha dato i natali ad alcuni celebri personaggi dei quali il più famoso è certamente il poeta Cielo d'Alcamo, uno degli esponenti più celebri della narrativa giullaresca italiana che nella scuola siciliana trova la sua più illustre espressione nonché colui che è stato indicato come il primo autore a scrivere nel volgare italiano.

Ecco tutto quello che c’è da sapere sul poeta Cielo d’Alcamo e le sue opere, per comprendere meglio anche il rapporto che lo lega alla cittadina in provincia di Trapani.

La biografia di Cielo d’Alcamo

Molto poco si sa di Cielo se non che nacque ad Alcamo e visse nel XIII secolo. In molti scritti viene chiamato con il nome di Ciullo che è un diminutivo volgare, molto utilizzato nell’ambito della poesia giullaresca. Da Ciullo si passa poi a Cielo, che è una dicitura errata riportata nei documenti dell’Ottocento.

Probabilmente anche la dicitura d’Alcamo non è un vero e proprio cognome ma fa riferimento piuttosto alla sua provenienza geografica. Poco si sa della sua infanzia e della sua vita, probabile che fu molto vicino alla Magna Curia di Federico II, ossia l’organo amministrativo del suo regno, mentre per altri Cielo fu invece esclusivamente un giullare di corte.

Una delle opere più famose di Cielo è certamente quella poesia nota come Rosa fresca aulentissima, che in realtà si tratta di un componimento senza indicazione dell’autore. L’opera fu attribuita a Cielo d’Alcamo per opera di Angelo Colocci, uno studioso del Cinquecento, che deriva la sua attribuzione basandosi su fonti ignote e sullo studio della tipologia di scrittura.

Ancora oggi molti studiosi non sono d’accordo su questa attribuzione ma sono però concordi nel giudicare l’autore della poesia un uomo di cultura, non certo privo di una certa preparazione storica, figura che entrerebbe in contrasto con la figura giullaresca di Cielo d’Alcamo.

Il poeta Cielo d’Alcamo e le sue opere

Così come poco si sa della vita del poeta, altrettanto poco si sa con certezza delle sue opere visto che l’unica che viene attribuita con certezza è quella Rosa fresca aulentissima che viene scritta in volgare siciliano anche se influenzato certamente dalla scrittura continentale.

L’opera viene citata anche da Dante nel suo De Vulgari Eloquentia come esempio di un siciliano non illustre, utilizzato nelle rappresentazioni teatrali e tipico del mondo giullaresco. La poesia, scritta probabilmente fra il 1231 e il 1250, fa parte di una raccolta nota con il nome di Canzoniere Vaticano latino 3793 che racchiude tutte opere in volgare che però hanno delle influenze della lingua d’Oc, del latino e pure qualche elemento di origine campana.

In realtà, poi, del poeta Cielo d’Alcamo e le sue opere non abbiamo altre tracce in quanto viene citato in altri scritti dell’epoca ma purtroppo a noi non sono arrivati altri testi, probabilmente anche a causa del fatto che i testi giullareschi comprendevano una parte di improvvisazione molto importante e spesso non erano scritti ma tramandati a memoria oppure in una forma scritta lontana da quella che poi veniva recitata, quasi come se si trattasse di una sorta di promemoria.

Il Contrasto di Cielo d’Alcamo e la nascita della poesia cortese

Tornando all’opera più famosa di Cielo d’Alcamo, Rosa fresca aulentissima viene considerata anche un’opera di rottura, soprannominata anche Il Contrasto proprio perché segna uno spartiacque nella cultura letteraria e narrativa italiana, a livello di lingua e non solo.

La storia che viene raccontata è molto semplice perché in realtà la poesia tratta di un discorso, a base di battibecchi e battute, che intercorre fra un cavaliere e una donna del popolo: probabilmente fra i due intercorre un rapporto d’amore e di litigi, quindi i due non si risparmiano scherzi e maldicenze.

Ciò che fa guadagnare alla poesia il soprannome di Contrasto, però, è il fatto di essere iscritta nel novero della poesia colta perché ha una serie di riferimenti che non possono che appartenere ad un autore che ha una grande conoscenza letteraria e narrativa alle spalle, anche legata ad influenze straniere.

Lo stile della poesia, infatti, sembra essere direttamente collegabile alla tradizione trobadorica d’oltralpe anche per la tipologia metrico-stilistica utilizzata nell’opera che dimostrano una certa familiarità con le dinamiche della nascente poesia cortese. A Cielo d’Alcamo va il merito di aver poi fatto da ispiratore per quelli che saranno i componimenti realistico-giocosi di area toscana di cui il principale esponente sarà un certo Cecco Angiolieri, a sua volta fonte di ispirazione per lo stesso Dante.

Il monumento dedicato a Cielo d’Alcamo

Il rapporto tra Alcamo e uno dei suoi figli più famosi, come appunto Cielo, è sempre stato molto stretto, tanto che il Comune della cittadina in provincia di Trapani ha voluto celebrarlo con la realizzazione di un monumento realizzato nel 1990 ad opera di Mariano Cassarà, lo scultore nella cui casa ancora oggi l’opera viene conservata, in particolare nel suo giardino.

Come mai un monumento dedicato ad una pietra miliare non solo per la storia di Alcamo ma anche dell’intera letteratura italiana e mondiale è conservato all’interno di una casa privata? In realtà l’opera era stata fatta per essere installata a Piazza Ciullo, nel centro del paese, ma diverse vicissitudini burocratiche ne hanno impedito l’installazione. Si tratta comunque di un’opera molto bella che rappresenta la scena immortalata nei versi della celebra poesia dell’autore che ha segnato la nascita dell’italiano volgare.

Cosa vedere ad Alcamo

Chi desidera visitare Alcamo per scoprire le tracce del poeta Cielo, potrà approfittare dell’occasione per scoprire altri angoli suggestivi di questa località in provincia di Trapani. In particolare merita certamente una visita il Castello dei Conti di Modica che è una struttura militare realizzata nel XIV secolo, che nel corso della sua storia è stato anche utilizzato come carcere e oggi ospita il Museo delle Tradizioni, con una bellissima esposizione di pupi siciliani.

Molto particolare anche la Chiesa di San Francesco di Paola, conosciuta anche perché otto statue di marmo dedicate ad altrettanti santi e realizzate dallo scultore Giacomo Serpotta. Infine Piazza Ciullo dove si trova la Basilica della cittadina.

© Angela Cassarà, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons

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