Il monumentale Muro del Teatro di Halaesa Arconidea a Tusa

Tusa, in provincia di Messina, conserva ancora l'aspetto di una tipica città medievale dall'impianto classico fatto di vicoli e suggestivi edifici sacri.

L’attuale borgo è sorto, nell’XI sec. sulle rovine dell’antica Halaesa Arconidea.

Il territorio della cittadina è oggetto da decenni di importanti scavi archeologici che, recentemente, hanno riportato alla luce il muro di accesso di un teatro risalente al terzo secolo a.C.

Le origini di Halaesa Arconidea

La fondazione di Halaesa è menzionata nella Biblioteca Storica di Diodoro Siculo, storico greco vissuto tra il 90 e il 27 a.C. Nella sua opera, Diodoro ricorda due ipotesi. Secondo la prima di esse, la fondazione di Halaesa sarebbe da attribuire ai Cartaginesi; l’altra ipotesi, la più nota e seguita ancora oggi, fa risalire la nascita dell’insediamento a un Re siciliano, Arconide di Herbita intorno al 403/402 a.C.

Ulteriori notizie su Halaesa risalgono a duecento anni dopo quando, durante la prima guerra punica (264-241 a.C.), la città si alleò con i romani per combattere i cartaginesi. In quel periodo Halaesa assume un’importanza strategica: il suo porto, infatti, veniva utilizzato per rifornire Roma con il grano proveniente dalle zone interne dell’isola.

A quell’epoca di splendore risale la monumentalizzazione della città, come testimoniano il teatro, il quartiere residenziale a sud del foro e lo sviluppo della collina settentrionale, denominata Tempio di Apollo per l’individuazione dei resti di un vero e proprio santuario a tre templi.

La storia degli scavi archeologici a Tusa

Il sito archeologico di Halaesa vanta, dunque, una storia di circa tredici secoli. Basandosi sulle rare informazioni fornite dalle fonti, oltre che sui resti visibili, riesumati dai lavori agricoli, Luigi Bernabò Brea e Gianfilippo Carettoni vi aprirono negli anni ’50 i primi scavi, concentrati sul settore dell’agorà.

Questi lavori hanno permesso di riconoscere il cosiddetto Tempio di Apollo sull’acropoli settentrionale, e di liberare un muro di contrafforti sulla parte settentrionale del versante orientale del colle. Gli scavi dell’agorà sono stati ripresi negli anni ’70 da Giacomo Scibona e negli anni 2000 con la collaborazione di Gabriella Tigano.

Angelo Tudisca, allora sindaco di Tusa, nel 2016, ha deciso di ampliare il programma di scavi, convinto che i tesori archeologici avrebbero risanato, in termini di turismo, l’economia del luogo.

Tudisca incaricò degli scavi studiosi di tutto il mondo, non solo italiani.

Al cantiere stanno lavorando attualmente, infatti, il team dell’Università di Palermo che scava le mura della città, una squadra italo-britannica (Università di Messina e Oxford) che scava nell’area conosciuta come il Tempio di Apollo, e un team francese che si occupa dell’acropoli meridionale, della parte meridionale dell’agorà e del teatro.

Il sito recentemente ha acquisito lo status di parco archeologico: questo riconoscimento consente di acquisire maggiore autonomia, in particolare in termini di gestione e finanziamento degli scavi.

La scoperta del Teatro di Halaesa

Nel 2016 Michela Costanzi che dirige il team francese dell’Università di Amiens ha notato una serie di indizi che sembravano indicare l’esistenza di un teatro ad Halaesa: la forma semicircolare del terreno, la sua vista sul mare, la sua esposizione all’ombra erano tutti indizi da non sottovalutare.

Nel 2017, per capire se effettivamente questa forma semicircolare fosse opera dell’uomo, fu effettuato un rilievo microtopografico dal quale si evinse che la pendenza era troppo regolare per essere naturale.

Nel 2018 la tanto attesa conferma

La Soprintendenza di Messina non autorizzò inizialmente gli archeologi a operare con l’ausilio di una pala meccanica. Si iniziò, quindi, a scavare a mano. Presto furono rinvenuti tre gradini scavati nella roccia naturale, una formazione rocciosa piatta e scolpita che si pensò potesse essere il luogo adibito all’orchestra e una canalizzazione.

Gli antichi teatri greci erano dotati, infatti, di impianti per il recupero delle acque piovane.

Informata delle scoperte, la Soprintendenza di Messina autorizzò l’uso della pala meccanica e gli scavi a quel punto si ampliarono. Si scavò una trincea, lunga 50 m e profonda 5 m, che ha permesso di definire chiaramente il profilo topografico del pendio e di scoprire file di panchine e sedili in pietra con zone incassate per poggiare i piedi.

Il ritrovamento di sedili in pietra, gradinate, un pavimento lastricato tra l’orchestra e il palcoscenico, ha innegabilmente confermato la presenza di un grande teatro, sepolto sotto quasi 12.000 metri cubi di terra.

La scoperta del muro

Nel 2020 gli scavi si sono interrotti a causa dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia. Nel 2021 sono ripresi e si sono concentrati nell’area del teatro e, soprattutto, a livello di una porta che si apre nel bastione della città, al di sotto dell’angolo sud dell’edificio.

Al di sopra del teatro stesso, si è scoperto che il grande muro di contrafforti scoperto negli anni ’50, si estendeva verso nord, contornando praticamente tutto il teatro. Nella zona dell’angolo meridionale, si è, inoltre, verificato che il muro di parodos si conserva per almeno 2,80 m di altezza.

Parodos significa passaggio laterale ed era praticamente il passaggio tra i sedili e il palcoscenico.

Il futuro degli scavi di Tusa

Gli scavi del sito dell’antica Halaesa continueranno e sicuramente ci riservano altre straordinarie sorprese. La Regione Sicilia è interessata a liberare completamente il teatro e, a tal fine, ha rinnovato l’accordo con l’Università di Amiens per altri tre anni.

Nella zona a sud dell’agorà si continuerà a bonificare le strutture che compongono il quartiere residenziale e a mettere in sicurezza una cisterna che fungeva da discarica. Sull’acropoli meridionale riprenderà la campagna di scavi dell’edificio centrale.

Tutte queste opere sono importanti non solo per la conoscenza scientifica del sito, ma anche perché generano un’economia locale che dà ragione al progetto iniziale di Angelo Tudisca. Le missioni archeologiche producono da sole una notevole vitalità economica e le scoperte attirano sempre più turisti in questa parte della Sicilia meno conosciuta.

Lo scavo del teatro porterà al reclutamento di archeologi e maestranze locali, e farà sicuramente di Halaesa uno dei maggiori siti archeologici di tutta la Sicilia.

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