Una cosa era chiara all’epoca ai politici che amministravano la cittadina siciliana alla fine del XIX secolo: l’erigendo Grand Hotel avrebbe dovuto stupire i suoi ospiti.
Risale proprio a fine Ottocento in Italia, il concetto che le terme dovevano essere maggiormente sviluppate e ben gestite per godere dei vantaggi provenienti da una nuova e ricca opportunità: il turismo termale.
Si trattava di una nuova ma nel contempo antica forma di turismo, che vedeva nelle fonti termali, un motivo per attirare nobili e ricchi borghesi che intendevano sottoporsi a specifiche cure approfittando delle caratteristiche di acque sulfuree ricche di proprietà benefiche per il fisico.
Termini Imerese, con le sue terme conosciute sin da tempi remoti, decise di sfruttare il momento positivo di richieste di soggiorno provenienti da molte parti del Regno e dall’estero, facendo costruire un luogo che doveva meravigliare tutti per la sua bellezza: il Grand Hotel edificato proprio affianco delle Vecchie Terme, dove si raccolgono le preziose acque di origine vulcanica provenienti dal sottosuolo che sgorgano ad una temperatura di 43 gradi aventi proprietà analgesiche ed antinfiammatorie.
Fu così dato il compito di progettare una struttura ricettiva a Giuseppe Damiani Almejda, un architetto tra i più famosi di quei tempi che aveva anche da poco realizzato il Politeama di Palermo.
La costruzione del Grand Hotel
Ovviamente durante gli scavi per le fondamenta, emersero alla luce diversi ambienti risalenti ad epoche remote come uno spazio che fu collegato ad un bagno delle donne, che fu inglobato nella costruenda struttura come anche testimoniato da alcuni studiosi di storia locale del Settecento come un certo Patiri, nel suo libro Termini Imerese antica e moderna, attestò che durante l’edificazione del Nuovo Stabilimento vennero alla luce, mura e sontuosa vestigia appartenenti alle antiche Terme.
Si riferiva ad una stratificazione composita che includeva costruzioni risalenti a diverse epoche probabilmente greche, romane e arabe che stavano a dimostrare l’importanza di queste acque termali apprezzate da ogni popolo che si insediò in questo territorio.
Non sfuggono all’attenzione le citazioni fatte da Pindaro, antico poeta greco che nella sua Olimpica XII cita i bagni caldi della vicina Imera. Testimonianza suffragata anche da reperti risalenti alla fine del V secolo a.C. trovati durante scavi archeologici eseguiti nella Chiesa di Santa Caterina.
Una volta terminata la costruzione del Grand Hotel, questo fu subito eletto come buon ritiro da parte di nobili e ricchi, che tra il 1910 e il 1960 frequentarono le Terme, e anche sede del quartier generale della famosa corsa automobilistica Targa Florio.
Infatti proprio in quel periodo nel quale si svolgeva la gara di velocità che vedeva impegnati bolidi di ogni marca, non era affatto raro trovare nobili siciliani ma anche stranieri risiedere al Grand Hotel che amavano esibire la loro ricchezza in modo ostentato. Anche molti piloti impegnati nella competizione avevano l’abitudine di soggiornare nelle esclusive stanze del Grand Hotel delle Terme come il mitico Enzo Ferrari che amava essere ospite in questa lussuosa struttura durante la corsa della Targa Florio.
Soggiornare al Grand Hotel delle Terme si rivela essere anche l’occasione per esplorare la cittadina di Termini Imerese partendo proprio dalla Chiesa di San Nicola di Bari, l’edificio religioso più significativo ed importante presente in città, nonchè il famoso Antiquarium di Himera dove sono custoditi reperti rinvenuti nell’area archeologica dell’antica Himera, la storica colonia dalla quale derivò in seguito l’attuale Termini Imerese.