Uno dei figli più celebri di Graniti, questa piccola località in provincia di Messina, è certamente Giuseppe Mazzullo, un artista a tutto tondo che ci ha lasciato una fiorente produzione scultorea.
Nonostante Mazzullo abbia trascorso, poi, gran parte della sua vita lontano dalla Sicilia, il rapporto con la sua terra natia e in particolare Graniti resterà sempre stretto. Ecco, allora, un piccolo sunto della vita del grande artista e il tipo di rapporto che da sempre lo lega a Graniti.
Chi è Giuseppe Mazzullo: gli studi e la vita
Giuseppe Mazzullo è conosciuto per essere un grande artista, avendo dedicato tutta la sua arte alla scultura realizzata con diversi materiali. La sua famiglia ha origini molto modeste visto che, quando nasce il 15 febbraio del 1913, suo padre Rosario è un capomastro e la madre, Giovanna Malita, si occupa della famiglia.
Il suo futuro era già segnato: doveva infatti seguire le orme paterne e prendere un giorno il suo posto di capomastro. Tuttavia il destino decise diversamente visto che da giovane, a causa di un banale incidente, subì una brutta caduta che gli lasciò degli strascichi per tutta la vita e gli impedì di eseguire lavori troppo pesanti come quello del genitore. La famiglia decise quindi di fargli fare le scuole elementari e, in seguito, inviarlo presso la bottega di un sarto per imparare il mestiere. Nel 1923, quindi, si trasferì a Taormina per apprendere i segreti del taglio e cucito, poi si trasferì qualche anno dopo a Roma, dove decise di seguire i corsi serali dell’accademia del nudo inglese, ma rimase poco perché capì ben presto che il suo destino era molto diverso.
Il rapporto fra l’arte e Mazzullo: i suoi studi
Durante il periodo di Roma, Giuseppe venne a contatto con alcuni scultori e comprese che questa era la forma d’arte più adatta alle sue corde. Per questo motivo nel 1930 decise di trasferirsi in Umbria dove si iscrisse alla scuola di scultura che faceva parte dell’Accademia di belle arti di Perugia dove si specializzò soprattutto nel disegno dall’antico. Un anno dopo, in un moto di ribellione verso la propria famiglia e alla ricerca di un nome d’arte, decise di cambiare il suo cognome da Marzullo, quello del padre, a Mazzullo, che gli resterà per tutta la vita come un’etichetta di riconoscibilità.
Qualche anno dopo per motivi familiari, Giuseppe fu costretto a rientrare in Sicilia dove però non abbandonò la scultura ma si dedicò soprattutto al disegno dal vivo. In particolare, era attratto dal concetto del chiaroscuro e dalla ricerca del tutto tondo che poi prese forma con una delle sue prime opere più celebri, Pazza, una scultura di cera e bronzo che realizzò per la Quadriennale nazionale d’arte che si tenne nel 1935 a Roma.
Le opere di scultura di Giuseppe Mazzullo
Fu solo il primo di una serie di successi che Mazzullo segnò nell’ambito della scultura. Il suo nome iniziò a circolare negli ambienti artistici e non solo, tanto che nel 1936 gli commissionarono la prima opera pubblica, quel monumento dedicato ai Caduti di Guerra, come il titolo della sua opera, che realizzò prima per il comune di Francavilla e poi per quello di Gaggi. Qualche anno dopo, precisamente nel 1941, Giuseppe si recò a Carrara per trovare la materia prima di un’altra opera, un bassorilievo scolpito nel marmo che ebbe come tema Roma contro Cartagine e che realizzò per partecipare ad un concorso indetto per abbellire il palazzo dell’INPS a Roma.
Proprio in questa occasione, Mazzullo conobbe Martini che divenne il suo maestro nonché il principale punto di riferimento per tutta la sua ricerca sul plasticismo. Il pannello in questione risentì molto di influenze quattrocentesche e gotiche, lo stesso stile che lo scultore utilizzò anche per un’altra opera celebre, quella Maternità e infanzia con la quale vinse il concorso nazionale della ceramica nel 1942.
Qualche anno prima Giuseppe aveva ottenuto la cattedra di docente all’Istituto d’arte di Roma e si era quindi trasferito nella capitale dove la sua casa era diventata un punto di riferimento per artisti del calibro di Ungaretti, Silori, Gattuso e Zavattini.
Il ritorno in Sicilia e il laboratorio di scultura
Negli anni Settanta, dopo aver trascorso gran parte della sua vita a Roma, Giuseppe decise di tornare in Sicilia ma non certo di abbandonare il suo lavoro. Lasciò, quindi, la cattedra all’accademia e si trasferì a Taormina dove diede vita ad un grande laboratorio artistico, dedicato soprattutto alla scultura. In questo periodo decise di consolidare il suo rapporto con la terra natia e di dedicarsi, quindi, alla scultura in pietra lavica e in granito, due materiali che si trovavano in abbondanza in queste zone.
In questo stesso periodo decise di dedicarsi anche ad opere più grandi del solito, prediligendo quelle monumentali che gli vennero commissionate anche da enti e comuni, come ad esempio la Liberazione, realizzata nel 1970 e installata a Barcellona Pozzo di Gotto, oppure Musa, un monumento dedicato a Salvatore Pugliatti che invece è datato 1977 e si trova a Messina. Bellissima anche la Rinascita, realizzata per il comune di Salemi, che portò a termine nel 1986 ed è probabilmente la sua ultima opera più impegnativa. Proprio a Taormina Giuseppe Mazzullo morì il 25 agosto del 1988.
Il rapporto tra Giuseppe Mazzullo e Graniti
Nonostante avesse lasciato Graniti da piccolo e probabilmente nel corso della sua vita non vi tornò che per brevi periodi, il legame fra Graniti – e più in generale la Sicilia – e Giuseppe Mazzullo è sempre stato molto stretto, tanto che sia il comune del borgo natio che quello di Taormina, cittadina nella quale è spirato, hanno deciso di dedicargli dei monumenti. In particolare a Graniti c’è il Museo di Giuseppe Mazzullo e una strada omonima a lui intitolata. A Taormina, invece, c’è la Fondazione Giuseppe Mazzullo che è ospitata nel palazzo Duchi di Santo Stefano racchiude alcune delle sue opere più significative. A Graniti, inoltre, ci sono state diverse manifestazioni e mostre a lui dedicate, in particolare in relazione al centenario della sua nascita nel 2013.