Dea di Morgantina e i suoi misteri

La Dea di Morgantina è stata ed è tuttora il simbolo mondiale delle antichità saccheggiate: scandali, assegni milionari, inchieste, trafficanti, ma anche l'esposizione pubblica di eccellenti archeologi e la loro ambigua oscillazione tra arte e attività criminali.

Un mix di elementi che ha reso la parole italiana “Tombaroli” famosa come la pizza e gli spaghetti.

Conosciuta anche come l’Afrodite di Getty, la Dea Morgantina, statua classica, datata intorno al 400 a.C., è stata trafugata in Sicilia e, successivamente, acquistata dal Getty Museum nel 1987. In seguito ad un accordo firmato nel settembre 2007, fu restituita allo Stato italiano ed esposta al Museo Regionale di Aidone nel maggio 2013.

Si ritiene che la statua sia stata scavata illegalmente dai resti della Città di Morgantina in Sicilia risalenti ad un periodo di tempo compreso tra il VI a.C. e il I d.C. e oggetto degli scavi di archeologi statunitensi sin dal 1954.

Il lungo litigio tra il Getty Museum e le autorità italiane ha prodotto un’enorme quantità di libri e articoli pubblicati in tutto il mondo: tra questi spicca il reportage di due giornalisti del LA Times, J. Felch e R. Frammolino, finalisti del Premio Pulitzer 2006 proprio per le loro indagini sulla rete criminale nascosta dietro le acquisizioni del noto museo.

La Dea di Morgantina: descrizione della statua che è diventata un’icona globale

La Dea Morgantina è una statua a grandezza naturale (circa 2,20 m) raffigurante una dea drappeggiata dal vento. La statua è realizzata con la tecnica acrolitica: testa, braccia e piedi sono in marmo pario; il corpo è in pregiato calcare proveniente da una cava situata nella Sicilia sud-orientale, tra Siracusa e Ragusa.
La figura indossa un chitone (la tipica tunica greca) e un himation (una sorta di soprabito indossato sopra il chitone) ed è in piedi sulla gamba destra, con la gamba sinistra flessa. La dea ha i piedi nudi e si ritiene che i capelli intorno la testa fossero di bronzo dorato.

Il suo braccio destro è sollevato in avanti mentre manca il braccio sinistro. Lo stile ricco è tipico della fine del V secolo a.C. ed è riconducibile alla scuola di Fidia . Per quanto riguarda le proporzioni e la qualità dell’esecuzione, la scultura era presumibilmente destinata ad essere collocata all’interno di un tempio.

La statua dei misteri e delle domande senza risposte

Per molte ragioni, la Dea Morgantina è come un “alieno” nella Sicilia della fine del V secolo a.C. e molte domande rimangono senza risposta a causa della mancanza di dati archeologici: chi rappresenta? Chi l’ha scolpita, per cosa e perché? I marmi sono stati modellati in Sicilia o spediti nell’isola dopo essere stati modellati nella loro forma definitiva in Grecia? Cosa teneva nella mano sinistra? Era una statua singola o faceva parte di un gruppo? Quanto tempo è rimasta nel suo sito originale?

Oltre a tutte queste domande, rimaste finora senza risposta, ve ne sono altre due che meritano un’attenzione particolare. La prima riguarda la testa: appartiene veramente alla statua o è stata aggiunta dai saccheggiatori? La seconda riguarda il luogo di provenienza: la dea viene davvero da Morgantina?

Da dove viene davvero la Dea di Morgantina?

Non esistono prove archeologiche, ma solo voci che indicano Morgantina come luogo di provenienza della statua.
Quando la statua tornò in Sicilia, gli studiosi ne diedero per scontata la provenienza dall’area di culto di San Francesco Bisconti. In realtà il tempio di quella data area (VI-III secolo aC), presumibilmente dedicato al culto di Demetra e Kore, si presenta come un complesso di terrazze e stanze non in grado di ospitare una statua di 2,20 m.

Problemi sorgono anche per quanto riguarda il quadro culturale ed economico, in quanto la suddetta datazione della statua corrisponderebbe ad un probabile periodo di crisi economica. Se questo scenario culturale e sociale fosse corretto, sarebbe molto difficile immaginare la città di Morgantina in grado di acquistare materiali costosi e i servigi di uno scultore vicino all’entourage di Fidia.

Il mistero della testa

Di sicuro, il corpo in calcare della statua è stato tagliato in 3 pezzi dai saccheggiatori. Corpo e marmi hanno viaggiato in scatole separate dalla Sicilia e sono stati consegnati a pezzi al Getty nel dicembre 1987. Non è affatto certo che la testa appartenga alla statua e la confusione su questo argomento è stata acuita dalle versioni contrastanti degli stessi saccheggiatori: uno di essi ha dichiarato che il corpo era stato trovato a Morgantina ed era stato portato al confine svizzero su un camion Fiat pieno di carote; un altro ha dichiarato, invece, che il corpo della statua fosse stato rinvenuto in una casa di Gela; altri, ancora, hanno sostenuto che a Morgantina c’erano 2 o 3 teste e che una di esse fu posta sul corpo della statua di Gela.

Da un punto di vista stilistico, la qualità dell’esecuzione del corpo in calcare mostra che lo scultore conosceva le tecniche dell’ultimo quarto del V a.C. di Atene ed era anche molto abile nell’intaglio del calcare siciliano locale.

Un’eccellente combinazione che può essere spiegata speculando sulla diffusione dell’influenza ateniese sull’isola durante la fine del V secolo a.C., in seguito alla guerra del Peloponneso, attraverso il ruolo dominante di Siracusa come epicentro culturale e artistico. In questa prospettiva, la testa, che molto probabilmente non appartiene alla statua, aggiunge un importante contributo alla comprensione dei rapporti tra Grecia e Sicilia.

Chi è la Dea di Morgantina

La Dea Morgantina è stata variamente identificata dagli studiosi come Demetra, Persefone o Era. Curiosamente, la prima attribuzione del Getty come “Afrodite” è stata del tutto respinta dagli studiosi. In realtà, studi recenti mostrano che le statue di Afrodite della metà e della fine del V secolo a.C. erano quasi completamente drappeggiate e talvolta velate proprio come la Dea di Morgantina. Alcuni studiosi continuano a ritenere che si tratti di Demetra o Era basandosi sull’aspetto matronale della statua. In realtà, non c’è modo di immaginare quale era l’altezza della base e come eventuali “correzioni ottiche” avrebbero influito sullo spettatore, se la statua fosse stata collocata all’interno di un tempio o in uno spazio pubblico aperto. La sua silhouette potrebbe essere percepita in modo diverso semplicemente cambiando l’angolo della nostra osservazione.

© Francesco MuscarÀ, CC BY 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by/3.0, via Wikimedia Commons

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