Alla scoperta del misterioso borgo di Gratteri

Palermo è una tappa imperdibile di un viaggio in Sicilia, assieme ad altri gioielli come Siracusa, Catania, Taormina o Trapani. Eppure solamente 70 Km circa dal capoluogo siciliano, si trova Gratteri, un borgo completamente perso in un tempo lontano, dove la storia si mescola alla leggenda, regalando a questo gioiellino medioevale un'atmosfera unica.

Sorge a due passi da uno dei luoghi più belli della Sicilia, Cefalù: eppure il turismo non è una rarità a Gratteri, ma assume solo una forma più intima e soprattutto eco-sostenibile.

Gratteri: cosa vedere nel gioiello delle Madonie

Il borgo di Gratteri sorge nel cuore del Parco delle Madonie, a un’altezza di 657 m, all’ombra del Pizzo Dipilo, in un territorio ricco di fenomeni carsici come crateri, dirupi e inghiottitoi scavatisi nel tempo nella roccia calcarea.

Il nome del borgo ha origini dubbie: si pensa derivi da Craton o Cratos, antico nome del Pizzo Dipilo, oppure dal fiumiciattolo Crati che attraversa il cuore di Gratteri.
Abitato sin dall’epoca del bronzo, il territorio dove sorge Gratteri è abitato sin dall’epoca del bronzo, vedendo poi la presenza dei romani, degli arabi e dei normanni, senza contare le numerose signorie che si sono susseguite del governo di Gratteri.
Molti lo definiscono un borgo misterioso, probabilmente per i tanti racconti e oscure leggende che ammantano alcuni dei luoghi simbolo della cittadina: si pensi ad esempio alla Testa di Dafni, che pare non sia altro che il volto di un pastore pietrificato e alla Fonte della Ninfa. Si tratta di una fontana in passato decorata dalla scultura di una ninfa appunto, dai cui seni fuoriusciva l’acqua: si narra che la fonte, a quanto pare miracolosa, rimandi alla triste storia di una ragazza vergine che, vedutasi ritratta in quella scultura lasciva, si lasciò morire. La fonte sorge davanti alla Cattedrale di San Michele Arcangelo risalente al XIV secolo, nel cui campanile risiedono ben sette campane, una delle quali reca la data del 1390. In passato in questa che è considerata la Chiesa Matrice di Gratteri nata per custodire le spoglie della famiglia Ventimiglia, erano conservate quattro spine della corona del Cristo, qui portate da Ruggero d’Altavilla direttamente da Gerusalemme.

Aggirandosi per le vie medioevali del borgo, tra botteghe dove gli artigiani lavorano merletti e ceramiche, ma soprattutto con piccole trattorie dove degustare il piatto tipico di Gratteri: la purpetta c’addaru, polpette cotte alla brace aromatizzate con profumatissime foglie d’alloro, sulle quali la stessa carne e servita.

Dalla Grattara all’Abbazia di San Giorgio

Dopo una visita alla Casa dei Mille Anni, costruzione arabeggiante scavata nella roccia situata nel quartiere arabo della cittadina (costruita quando qui vi abitavano i saraceni tra l’835 e l’838), si consiglia di raggiungere la Grattara.
Si tratta di una cavità carsica situata a 300 m dal centro del borgo, a circa 1000 m di altezza, sotto la mole del Pizzo Dipilo. La grotta è raggiungibile dal Pianoro di San Nicola, attraverso un tortuoso sentiero e all’interno custodisce specie vegetali come un rarissimo Abiens Nebrodensis. La leggenda narra che questa fosse la dimora di una vecchina che, l’ultima notte dell’anno, si calava dai camini delle case per deporre doni nelle calze dei fanciulli. Tutti a Gratteri sono legati a questa figura, tanto che ogni fine anno si svolge una fiaccolata in piena notte che, dal centro del paese, raggiunge la Grattara, concludendo il rito con balli e canti attorno a un falò.

A circa 4 Km da Gratteri si trova invece l’imperdibile Abbazia di San Giorgio, eretta nel XII secolo per volere di Ruggero II d’Altavilla, dopo che credette di aver avuto un’apparizione dello stesso San Giorgio nel corso della battaglia di Cerami. L’edificio fu costruito in pieno stile romanico francese e oggi, nonostante sia poco più di un rudere, restano intatte le mura e l’elegante ingresso in romanico.
Nell’Abbazia di San Giorgio, posta sul “Cammino dei Normanni”, risiedettero i Premostratensi, provenienti dalla Francia. Fu anche scelta come base in Sicilia dei Cavalieri di Malta, che qui restarono fino ai primi anni del XIX secolo. Si narra che l’Abbazia di San Giorgio a Gratteri avesse custodito il Sacro Graal. Alcuni azzardano la stessa origine del nome del borgo da kratḗr, ossia coppa, proprio come quella usata dal Cristo durante l’Ultima Cena.

Se amate le leggende più ancestrali che galleggiano tra sacro e profano, non potete non raggiungere il Parco delle Madonie e il borgo di Gratteri, il “Terrazzo sul Tirreno“.

© Immagine di Carlo Columba, CC BY-SA 2.5 IT, via Wikimedia Commons

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